Come una ranocchia spericolata saltò dal Giappone agli Stati Uniti dando vita a un best-seller
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Uno degli aspetti più caratterizzanti dei videogame anni '70/'80 è il fatto che spesso e volentieri erano basati su concetti decisamente semplici. Una pallina che mangia pillole inseguita da fantasmi, un’astronave che distrugge asteroidi e via dicendo: bastava uno spunto per dare vita a volte a pietre miliari. In un panorama così candido si inserisce bene la storica Konami che, affiancata nella produzione da SEGA, nel 1981 ci racconta la storia di un gruppo di ranocchie che devono attraversare la strada.
In questo colorato gioco arcade controlliamo infatti delle rane che partono dalla parte bassa dello schermo (un tranquillo marciapiede) e devono cercare di raggiungere una delle tane poste nella parte alta. Tra loro e la salvezza c’è una trafficata autostrada continuamente solcata da auto, camion e trattori che ovviamente non si fermeranno di fronte a un povero batrace intento ad attraversare (lasciamo stare il fatto che, considerando le proporzioni, dovrebbe essere grosso quanto una piccola utilitaria).
Casomai riuscissimo a portare la rana fino a metà dello schermo, lasciandoci alle spalle il pericoloso asfalto, ecco una nuova grana: un torrente in piena con tronchi galleggianti, tartarughe e persino alligatori.
Considerando che per qualche sconosciuto motivo la nostra ranocchia muore a contatto con l’acqua dovremo sfruttare gli elementi galleggianti per attraversare il corso d’acqua e fare finalmente ritorno a una delle tane disponibili. A questo punto una nuova rana comparirà in fondo allo schermo, chiedendoci di fare altrettanto. Mano a mano che riempiamo tane il livello di difficoltà aumenterà e la partita andrà avanti finché avremo ranocchie a nostra disposizione.
Basta una mossa sbagliata per finire contro un’auto o nelle fauci di un coccodrillo e perdere così una delle preziose vite. Frogger a ben vedere è tutto qui: una colorata odissea di ranocchie con una pessima capacità di scegliere dove costruire la tana. Ai tempi però questo videogame di Konami ebbe un enorme successo, vuoi per il gameplay effettivamente accattivante e ben bilanciato, vuoi per la grafica molto colorata e ben animata, senza contare l’acchiappante colonna sonora.
Frogger è anche la storia di come una dipendente di Gremlin Industries, una società statunitense, notò il gioco e propose di portarlo negli Stati Uniti: Elizabeth Falconer si sentì rispondere dalla dirigenza che Frogger era stato già valutato e scartato perché reputato "da ragazze e bambini" (segmenti di mercato che erano scioccamente considerati incompatibili con il mondo dei videogame).
Quando però Falconer fece notare che gli stessi dirigenti avevano rifiutato per motivi analoghi mesi prima un certo best-seller di nome Pac-Man ottenne di poter importare delle copie di Frogger dal Giappone. La storia ci insegna che fu un enorme successo e che - guarda un po’ - trovò molto seguito proprio nel pubblico femminile, frantumando così le convinzioni degli amministratori di Gremlin Industries.
Il grande successo in sala giochi di Frogger portò a molte conversioni per i principali sistemi di casa, nonché all’uscita di un seguito del 1984, Frogger II, pubblicato direttamente sulle console e gli home computer dell’epoca. Dopo gli anni ‘80 le ranocchie di Konami sparirono dal mercato, salvo ricomparire a sorpresa nel 1997, quando Hasbro produsse un nuovo capitolo per PC e PlayStation, dal successo limitato ma tutto sommato gradevole.
Da allora le ranocchie salterine di Frogger sono comparse in diverse riproposizioni senza mai ritrovare il grande successo delle indimenticate uscite originali.