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Gauntlet: quattro eroi videoludici contro orde di mostri

Quando Atari ci insegnò che per affrontare decine di creature mostruose è meglio collaborare

12 Ott 2021 - 10:45
 © IGN

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Chi giocava ai videogame nei bar o nelle sale giochi durante la seconda metà degli anni ‘80 avrà molto probabilmente incontrato un massiccio cabinato targato Atari, caratterizzato da ben quattro postazioni di gioco, una soluzione abbastanza atipica per quegli anni. Si trattava di Gauntlet, un’avventura fantasy in cui quattro giocatori potevano, ciascuno nei panni di un classico eroe, affrontare assieme una quantità infinita di labirinti pullulanti di fantasmi e altre creature.

Descritto oggi, Gauntlet sembra il classico gioco hack’n slash fantasy come ne esistono dozzine ma potete immaginare l’impatto di un titolo simile nel 1985 - sua data di pubblicazione in sala giochi - quando poter affrontare un’avventura spalla a spalla con altri tre giocatori era tutt’altro che una cosa comune. Il gioco affonda le sue radici su un precedente videogame pubblicato da Atari stessa, ovvero Dandy di John Howard Palevich, uscito nel 1983 su diversi sistemi a 8 bit come ad esempio il Commodore 64.

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Gauntlet riprende le meccaniche di base di Dandy, piazzando così i giocatori in labirinti pieni zeppi di nemici, e le contestualizza meglio tramite una grafica ben definita e con l’aggiunta di quattro eroi diversi fra loro. A seconda infatti della postazione in cui i giocatori inserivano la fatidica monetina ci si poteva mettere al controllo di un nerboruto barbaro armato di ascia, un’elegante amazzone con spada e scudo, un rapido elfo armato di arco oppure di un gracile ma potente mago (rispettivamente Thor, Tyra, Questor e Merlin).

Particolare il sistema di controllo adottato dal gioco: i personaggi possono infatti attaccare a distanza lanciando le loro armi (o con frecce e palle di fuoco) oppure eliminare i nemici semplicemente toccandoli e attivando così gli scontri corpo-a-corpo: ogni personaggio presenta abilità differenti, per cui ad esempio Thor è molto potente negli scontri fisici mentre Merlin è il migliore per quanto riguarda gli assalti a distanza (ma guai a farlo entrare in contatto con un nemico). Distinzioni che oggi sembrano banali e scontate ma che nel 1985 rappresentavano importanti aspetti per organizzare bene la partita e assumere specifici ruoli nel gruppo di giocatori.

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Gauntlet si fa anche notare per la grande quantità di nemici che assale i giocatori: le stanze sono piene di entità pronte a massacrare i giocatori e l’unico modo per fermare questo flusso maligno è distruggere i relativi generatori sparsi qui e lì per i livelli. Il risultato di questa impostazione sono schermi che letteralmente brulicano di creature che inseguono e circondano i giocatori, qualcosa di decisamente atipico per un videogame di quegli anni.

A complicare le cose troviamo porte da aprire tramite specifiche chiavi e l’energia vitale dei personaggi che decresce continuamente, spingendo così i giocatori a sbrigarsi. Senza contare che l’eccessiva permanenza in un livello comporta la comparsa nientemeno che della Morte stessa, capace di prosciugare rapidamente l’energia vitale dei personaggi. Chiude la lista delle caratteristiche tipiche del gioco il sonoro farcito da diverse frasi digitalizzate che indicano lo status dei personaggi (tipo "Warrior is about to die!") e magari segnalano quando qualche giocatore fa un guaio (come distruggere una preziosa pozione curativa).

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Frenetico e divertente, Gauntlet è il prototipo del gioco fantasy moderno e all’epoca ebbe un grande successo, al punto che fu rapidamente convertito per una grande quantità di sistemi da casa come NES, Commodore 64 e ZX Spectrum, dando tra l’altro vita a una lunga gamma di cloni più o meno validi come Garrison (decisamente spudorato) e Ninja Massacre, entrambi per home computer a 8 bit.

Non mancarono ovviamente seguiti, a partire dal molto simile Gauntlet II del 1986 per un totale di una decina di titoli tra cui spiccano lo strano Gauntlet IV per Atari Lynx e il poligonale Gauntlet Legends (1998), che a sua volta diede inizio a una trilogia convertita su numerosi sistemi da casa tra cui PlayStation, Nintendo 64 e Dreamcast.

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