Nel 1982 arrivava nelle sale giochi un importante videogame multi-evento, tra liane, cannibali e coccodrilli
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Dopo l’enorme successo raccolto con l’immortale Space Invaders, la Taito dei primi anni '80 è particolarmente scatenata e propone una lunga serie di videogame molto interessanti nelle sale giochi di tutto il mondo. Tra un Phoenix, un Lock’n Chase e un Front Line trova spazio nel vasto catalogo dell’importante produttore giapponese un particolare e coloratissimo gioco chiamato Jungle King.
In questo coin-op ci ritroviamo nei (pochi) panni di un cugino stretto di Tarzan impegnato a salvare una bella esploratrice rapita da una tribù di cannibali ansiosi di cucinare la ragazza. Per completare il salvataggio dovremo superare i quattro capitoli del gioco, che corrispondono ad altrettanti "eventi" completamente diversi l’uno dall’altro: Jungle King è infatti uno dei primi giochi definiti "multi-evento" ad applicare questa tipologia di struttura al di fuori dell’ambito sportivo.
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Innanzitutto, da bravi emuli di Tarzan, eccoci impegnati a saltare da una liana all’altra evitando di precipitare nel vuoto. Successivamente il nostro eroe si lancia a nuoto in un fiume infestato da voraci coccodrilli, armato solo di buoni polmoni e di un pratico coltello utile per eliminare suddetti rettili. In questo caso il gameplay diventa più elaborato con la possibilità di muovere liberamente il protagonista, di colpire col coltello e di andare in immersione per evitare i letali ostacoli, a patto però di tornare ogni tanto in superficie per riprendere fiato.
Emersi dal fiume eccoci impegnati in un terzo livello, ancora una volta del tutto differente dai precedenti: stavolta corriamo in salita lungo un pendio dal quale rotolano giù massi rimbalzanti, da evitare calibrando con attenzione i nostri salti. Una "scalata" che ci porta dritti al quarto e ultimo capitolo, ovvero il confronto (invero poco cruento) coi cannibali, impegnati a bollire la nostra amica: qualche balzo ben calibrato ci consente di completare la missione di salvataggio e di re-iniziarla a un livello di difficoltà più alto, cosa comune nei giochi arcade dell’epoca.
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Come forse avrete notato il titolo dell’articolo parla di tale "Jungle Hunt", mentre il gioco finora scritto si riferisce a Jungle King. Il motivo è presto detto: il protagonista di Jungle King è sin troppo simile al già citato Tarzan, personaggio sotto copyright, per cui Taito onde evitare ripercussioni legali al momento della distribuzione in occidente modifica in fretta e furia il personaggio sostituendolo con un baffuto esploratore abbigliato con il classico cappello a uovo.
Arrivederci Jungle King, dunque, benvenuto Jungle Hunt, titolo con cui questo videogame vedrà un grande successo mondiale che darà la "spinta" per l’arrivo di altri titoli multi-evento in sala giochi - come il bellissimo Circus Charlie di Konami. Oltre alla sua particolare natura a capitoli, Jungle Hunt/King è importante per aver introdotto uno dei primi scrolling parallattici della storia - ovvero lo scorrimento a velocità differenti di parti del fondale, così da fornire profondità alla scena - andando praticamente di pari passo col divertente Moon Patrol di Irem, uscito in contemporanea.
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Il buon successo del gioco ne ha comportato l’arrivo su numerosi sistemi da casa, a partire dall’importante versione per Atari 2600, particolarmente "spinta" dallo storico produttore di console statunitense, che siglò un accordo di acquisizione di diritti esclusivi per Jungle Hunt. Oltre a lanciarlo sulle proprie piattaforme, Atari - grazie all’etichetta Atarisoft - si occupò anche di convertire il gioco su diversi computer domestici: fra queste versioni brilla la valida edizione per Commodore Vic-20, persino comprensiva del già citato scrolling parallattico, mentre il porting per il ben più potente Commodore 64 risulta un po’ troppo rozzo e privo di dettagli.
Per qualche motivo Taito pubblica una terza versione del gioco a fine 1982, intitolandola Pirate Pete e piazzandoci stavolta un’ambientazione piratesca, con galeoni e pescecani, lasciando comunque intatto il gameplay. Quello che però è passato alla storia è indubbiamente il buffo esploratore baffuto, che possiamo ritrovare, casomai fossimo interessati a un po’ di sano retrogaming, nelle raccolte della serie Taito Legends pubblicate per diverse piattaforme.