Aspirapolveri, skateboard e un malvagio Smithers in un grande picchiaduro degli anni '90
di Mattia Ravanelli© ign
La storia della famiglia dei gialli creata da Matt Groening si è spesso e volentieri intersecata con il mondo dei videogiochi. In quasi trent’anni i Simpsons sono stati protagonisti all’incirca di altrettante versioni interattive, spesso con risultati modesti.
Eppure le prime mosse erano state confortanti e promettenti. Non tanto per quel Bart Vs. the Space Mutants arrivato inizialmente su NES e poi anche altrove, nel 1991, quanto più per il progetto realizzato da Konami e destinato, sempre nel 1991, alle sale giochi. Il nome, semplicemente The Simpsons, era l’unico elemento essenziale e asciutto, per il resto il cabinato proponeva tutta la maestria dei designer e dei programmatori giapponesi del marchio di Osaka.
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Marge Simpson attacca tutto e tutti accompagnata dal suo fido aspirapolvere.
Impegnata già con ottimi risultati nella trasposizione interattiva delle Teenage Mutant Ninja Turtles tra il 1989 e proprio il 1991, evidentemente Konami aveva saputo stringere un rapporto di fiducia con il mondo dei cartoni animati a stelle e strisce. Una scelta azzeccata, quella che ha spinto il colosso televisivo Fox a mettere la sgangherata famiglia nelle mani della squadra giapponese, perché il risultato ha del clamoroso.
Fin dalle prime battute The Simpsons traduce in pixel tutta l’essenza dello show originale, grazie a una riproposizione della sigla originale, per quanto abbreviata. Il migliore dei biglietti da visita, per un gioco tanto spettacolare quanto divertente, anche se ben lontano da ogni pretesa di originalità. La formula scelta è infatti quella, felicemente abusata all’epoca, del picchiaduro a scorrimento.
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Il tremendo Bart preferisce il suo inseparabile skateboard per atterrare i nemici.
C’è poco spazio per le lamentele, perché il risultato taglia fuori ogni possibile discussione. Su schermo Homer, Marge, Bart e Lisa sono riprodotti con cura e precisione anche grazie a eccellenti animazioni. La caratterizzazione è un po’ sempliciotta, ma ci troviamo sempre e comunque di fronte a un gioco da bar essenziale nelle sue meccaniche e nei tempi a disposizione. Homer mena come un ossesso con calci e pugni, Marge imbraccia un’aspirapolvere, Bart si affida al suo onnipresente skateboard e Lisa sceglie una corda per saltare come strumento d’offesa. Lo scopo è elementare: ritrovare e salvare Maggie, rapita da Smithers.
Come succedeva spesso all’epoca, il successo del gioco realizzato da Konami passa in buona parte attraverso l’esaltante veste grafica, che ricostruisce scenari e personaggi di Springfield. Non è però da meno il gioco vero e proprio, con una sensazione soddisfacente di mazzate distribuite qua e là e una discreta varietà per quanto riguarda gli attacchi dei quattro "eroi". Che oltretutto possono collaborare per dare vita a mosse in combinazione, all'epoca una novità interessante che avrebbe esplorato anche il collega Streets of Rage, in uscita per Mega Drive negli stessi mesi.
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Lo scontro finale non poteva che vedere protagonista Mr. Burns.
The Simpsons, nel senso del videogioco, godette anche di due trasposizioni casalinghe, destinate a Commodore 64 e PC. In entrambi i casi si trattò di provare a spremere la potenza del coin-op fino a ottenere qualcosa di accettabile. Se graficamente il risultato si rivelò apprezzabile, è altrettanto vero che la precisione e la purezza del sistema di gioco originale vennero in buona parte compromessi.
Nel 2012 Konami ha proposto la versione da sala giochi sugli store digitali di PlayStation 3 e Xbox 360, facendo la gioia di appassionati dell’epoca e non solo. Purtroppo il gioco è stato poi ritirato senza tante spiegazioni. Peccato, perché a oggi rimane senza alcun dubbio la più fedele e divertente lettura “videogiocosa” dell’universo dei Simpson.