Pausa Caffè con Ualone

La paura del digitale: cosa succede se i servizi online smettono di funzionare?

In un mondo che vira costantemente verso i servizi in streaming, alcuni giocatori sembrano ancora restii ad abbracciare le nuove filosofie di distribuzione. Scopriamo i rischi reali

di Gianluca Loggia
23 Lug 2019 - 08:05
Col passare dei decenni è probabilmente più facile che siano i giochi fisici a non essere più tranquillamente utilizzabili. I dischi si usurano. © ign

Col passare dei decenni è probabilmente più facile che siano i giochi fisici a non essere più tranquillamente utilizzabili. I dischi si usurano. © ign

Il mondo dei videogiochi, così come praticamente tutto il mondo dell’intrattenimento, si sta spostando sempre più nettamente dal fisico al digitale. Le vendite di giochi in formato digitale, infatti, stanno prendendo il sopravvento su quelle in formato fisico. Anche in Italia, sì, come ci dicono i dati di AESVI degli ultimi mesi.

C’è sicuramente, comunque, una certa resistenza da parte di una fetta di appassionati storici, abituati a comprare i cosiddetti "tripla-A" per console, e a farlo in formato fisico.

I motivi per preferire ancora oggi il formato fisico a quello digitale sono molteplici. La possibilità di prestare o rivendere il gioco, dopo averlo completato, è uno di questi. Un altro è la possibilità di acquistarlo direttamente usato, o comunque a prezzi stracciati a qualche mese dall’uscita.

Il tema del risparmio, però, non è sconosciuto neanche agli store digitali, che negli ultimi anni propongono sconti e offerte speciali praticamente sempre.

In molti casi, quindi, al di là di motivazioni pratiche, a trattenere i giocatori dal passaggio al digitale è la paura. Sì, la paura. La paura che un giorno, per qualsivoglia motivo, i giochi acquistati in digitale possano sparire.

E se Sony fallisce e chiude il PlayStation Store? Come faccio a scaricare i giochi che ho acquistato? E se Microsoft decide che il progetto Xbox non porta più abbastanza soldi all’azienda e, concentrandosi su altro, lo abbandona? E se Stadia si rivela un fallimento, come già accaduto ad altri progetti di Google? Queste sono alcune delle domande che molti videogiocatori si pongono, e che rivolgono al resto del mondo attraverso i social, i forum e quant’altro.

© ign

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Le vendite dei giochi in digitale stanno prendendo sempre più il sopravvento su quelle in formato fisico.

Ebbene, a mio avviso sono paure abbastanza infondate. Al di là del fatto che le aziende in questione sono in buona salute e, nel caso di Sony, soprattutto grazie ai videogiochi, di sicuro è improbabile che – pur andando improvvisamente malissimo le cose – spariscano da un momento all’altro. Immagino sempre che, se proprio Sony dovesse fallire, ci sarebbe la fila tra le altre aziende per ereditare il mondo PlayStation.

I nostri giochi, quindi, sarebbero probabilmente ancora al sicuro, semplicemente i server su cui sono "parcheggiati" cambierebbero proprietario. Lo stesso vale per Microsoft: qualora dovesse stancarsi di portare avanti Xbox, di sicuro venderebbe tutto a qualcun altro.

© ign

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È davvero difficile che Sony, Microsoft, Google e altre aziende di questa portata falliscano all’improvviso senza che nessun altro ne erediti le strutture.

Altro motivo per cui ritengo poco fondata la paura del digitale? L’esperienza. Quello che è successo finora. I miei più vecchi acquisti in digitale hanno più di 15 anni sul groppone. E sono ancora lì, nel cloud, pronti a essere riscaricati e usati in qualsiasi momento. Posso dire la stessa cosa di tutte le mie copie fisiche? Non proprio. Alcune si sono irrimediabilmente danneggiate, proprio perché… beh, proprio perché fisiche! I dischi si usurano, si graffiano e rischiano di non funzionare più.

Insomma, la mia esperienza personale mi dice che il digitale, tutto sommato, è perfino più affidabile del fisico, per quanto riguarda la conservazione dei propri giochi nel corso dei decenni. Proprio per questo, credo che la paura del digitale sia più che altro l’ennesima manifestazione della più diffusa e quasi sempre ingiustificata "paura del nuovo". Voi che ne pensate?

 


 

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