Ricordiamo lo storico sparatutto dell'azienda giapponese che è diventato un paradigma nel suo genere
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Mentre alcune software house giapponesi come Capcom o Konami hanno prodotto decine di serie diventate più o meno storiche, altre (di solito ben più piccine) hanno visto il proprio nome legato a una singola saga di successo. È proprio il caso della Seibu Kaihatsu, casa di produzione giapponese di Tokyo attiva dal 1982 al 1998 e assurta all’Olimpo dei videogame per uno specifico sparatutto, ovvero Raiden.
Dopo aver pubblicato alcuni videogame effettivamente trascurabili, infatti, il team ha lanciato nel 1990 il suo capolavoro, ovvero uno sparatutto a scrolling verticale che è diventato molto rapidamente un punto di riferimento per gli appassionati del genere. Giocabile da soli o in coppia con un amico, Raiden mette i giocatori nei panni di piloti di futuristici aerei da combattimento nell’abusato canovaccio "noi contro un’intera armata" che abbiamo già visto in tanti altri titoli che l’hanno preceduto, da Xevious in avanti.
Quello che fa risaltare Raiden rispetto alla concorrenza è come tutta questa "banalità" viene proposta al giocatore, a partire da un aspetto grafico solido, dove tutti i mezzi hanno un aspetto futuristico davvero notevole, impreziosito dalla ricercata palette di colori che rende le strutture metalliche molto belle da vedere.
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Raiden è inoltre caratterizzato da un sistema di armamento progressivo davvero interessante, vicino come tipologia a quello del quasi-altrettanto-storico Truxton: due tipologie di armamento che vengono sostituite e potenziate raccogliendo appositi power-up cangianti. I potenziamenti rossi forniscono uno sparo a ventaglio mentre quelli celesti attivano un raggio concentrato, due armi sostanzialmente differenti che i giocatori hanno imparato ad alternare a seconda del livello in corso.
Oltre alle armi principali il gioco fornisce la possibilità di aggiungere due tipologie di missile e delle fondamentali smart-bomb che infliggono molti danni ai nemici su schermo e - soprattutto - cancellano tutti i proiettili sparati contro le nostre navicelle.
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L’aspetto più brillante di Raiden è però sicuramente il bilanciamento del gameplay: l’aumento progressivo della difficoltà lungo gli otto stage che formano il gioco è praticamente perfetto tutto sembra equilibrato alla perfezione. Ne risulta un gioco che si comporta in modo onesto verso il giocatore, impegnativo ma mai impossibile, perfettamente completabile con una sola partita, a metà strada tra i vecchi sparatutto più lenti e la prossima ondata di “bullet hell”.
Da notare inoltre la possibilità di far interagire le due navicelle dei giocatori: una può aprire il fuoco sull’altra, generando così proiettili potenziati che si dirigono verso i nemici.
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Un gioco di successo, Raiden, con oltre 17mila schede vendute in un anno: inevitabili dunque seguiti e conversioni, entrambi assai numerosi. La serie di Raiden conta infatti ben nove altri capitoli "principali", suddivisi tra episodi "regolari" (fino al recente Raiden V, sviluppato da MOSS dopo la chiusura di Seibu Kaihatsu e uscito su Xbox One, PC, PS4 e Switch) e altri appartenenti alla serie parallela di Raiden Fighters, senza contare alcuni spin-off.
Sul fronte delle versioni da casa il gioco è arrivato con diversi titoli su numerose console, a partire da Mega Drive e PC Engine per arrivare alle belle raccolte per PlayStation e PSP. Peccato per la versione per Amiga, apparentemente molto fedele all’originale da sala ma purtroppo mai completata.