Vent'anni fa, il videogioco di Michel Ancel rappresentò alla perfezione un, lasciandosi ispirare dal big bang di Super Mario 64
di Mattia Ravanelli© IGN
Michel Ancel ha dimostrato di essere un game designer che ama prendersi tutto il tempo necessario per portare a compimento la sua visione. Basti pensare che, in più di trent'anni di carriera, lo sviluppatore ha lavorato direttamente solo a cinque giochi: dal primo Rayman, lanciato nel lontano 1995, il designer monegasco ha prodotto un videogioco all'incirca ogni cinque anni, con l'ultima produzione originale che risale ai tempi di Rayman Origins (senza considerare il sequel Rayman Legends del 2013, concettualmente identico a Origins).
Un'inclinazione, quella di Ancel, che era emersa prepotentemente già in occasione del lancio di Rayman 2, uno dei giochi probabilmente più significativi della sua carriera.
Il successo del primo capitolo di Rayman avrebbe lasciato supporre l'arrivo di un seguito in tempi ben più ragionevoli, in particolar modo in un'epoca in cui i tempi di sviluppo ridotti, rispetto a oggi, consentivano uscite più ravvicinate. La colpa del mancato lancio in breve tempo di Rayman 2 fu molto probabilmente di Nintendo e di Shigeru Miyamoto, che nell'estate del 1996 lanciarono Super Mario 64 e rivoluzionarono completamente il mondo dei videogiochi, influenzando inevitabilmente ciò su cui Ancel e il team di sviluppo stavano lavorando.
Il designer era pronto infatti a proporre un sequel perfettamente aderente al debutto tutto pixel e 2D, ma il big bang di Super Mario 64, che fissò i cardini su cui ruoteranno i platform in 3D, manda letteralmente tutto all'aria.
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Ancel rispetta tantissimo di Nintendo, ed è così che Rayman 2: The Great Escape cambia faccia fronteggiando tuttavia uno sviluppo più complesso che fa rimandare il progetto al 1999. L'allora 27enne designer non poteva che scegliere Nintendo 64 per il ritorno di Rayman ed è così che, al debutto sul mercato, la mascotte di Ubisoft riesce a farsi perdonare con un gioco capace di abbracciare lo spirito e l'impatto epico e roboante concesso dalle tre dimensioni.
Basta un attimo per far apparire il primo capitolo un rimasuglio di un'epoca lontana: la telecamera mostra un mare buio e indaco, l'inquadratura finisce sul naso di un Rayman prigioniero all'interno di un immenso vascello che trasporta prigionieri: dopo i Lum a cui ridare la libertà, il tema di Rayman 2 è simile ma allo stesso tempo differente, con il protagonista a dover tentare la fuga in quest'occasione.
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Controller alla mano, l'esplorazione non pare convincente e spiccata come quella di Super Mario 64, ma a rendere l'opera di Ancel significativa ci pensa una buona realizzazione degli scenari e un ottimo gameplay, impreziosito da un sistema di controllo degno di nota per l'epoca.
Il successo arriva immediatamente, in primis negli Stati Uniti, aspetto che garantisce al gioco di Ancel di raggiungere praticamente ogni piattaforma: dal PC Rayman 2: The Great Escape tornerà regolarmente su PlayStation, PlayStation 2, persino su Dreamcast. Guardando al futuro più recente, la seconda avventura della melanzana è arrivata anche su Nintendo DS (2005) e 3DS (2011).
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The Great Escape ha dunque segnato un vero e proprio passaggio generazionale, facendosi trovare pronto quando serviva. È significativo che il presente dell'eroe di Ubisoft sia caratterizzato da un ritorno alle origini bidimensionali, con Rayman Origins e Legends (ma anche il convincente Rayman Mini, lanciato su Apple Arcade di recente). Eppure, qualcuno là fuori sogna ancora un Rayman 4 tutto in 3D.