Trent’anni fa, SNK lanciò lo storico gioco di combattimento a cui si deve il debutto dello slogan "100 Mega Shock"
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Chi frequentava le sale giochi negli anni ‘90 non può non aver incontrato il Neo Geo, la piattaforma di SNK diventata popolare soprattutto grazie ai tanti giochi di combattimento. In particolare, nei primi anni di vita Neo Geo è stata accompagnata dallo slogan "100 Mega Shock" che compariva all’avvio di specifici giochi le cui "dimensioni" superavano appunto i 100 megabit. Il primo di questi videogame uscì esattamente 30 anni fa e portava come titolo Art of Fighting, destinato a diventare uno dei simboli del sistema di SNK.
Lanciato nel trend avviato dal popolarissimo Street Fighter II e subito dopo il distintivo Fatal Fury, questo specifico videogame di combattimenti uno contro uno è riuscito più di altri in quegli anni a far capire cosa era in grado di fare l’hardware di Neo Geo.
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Il gameplay è praticamente una fotocopia di quello di Street Fighter II, con una serie di scontri contro altri esperti di arti marziali da superare sfruttando le mosse regolari del nostro lottatore - pugni e calci - assieme a un set di attacchi speciali che comprendono raffiche di pugni e calci, sfere di energia e prodigiosi calci volanti. A differenza del gioco di Capcom e del già citato Fatal Fury, Art of Fighting introduce la presenza dell’energia da utilizzare per attivare le mosse speciali, da ricaricare nei momenti propizi degli scontri per evitare di rimanere a secco.
Non solo: il gioco include altri elementi interessanti come minigiochi utili per potenziare i personaggi o sbloccare nuove mosse, prese in giro capaci di ridurre l’energia degli avversari e temibili mosse "finali" da scatenare quando l’energia vitale del nostro lottatore rasenta lo zero - una bella novità che poi sarebbe stata ripresa poi da altri "colleghi", in primis Fatal Fury 2.
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Quello che sicuramente colpisce di più in Art of Fighting è la resa grafica, principalmente grazie al sistema di zoom che spettacolarizza ancora di più gli scontri, mostrando personaggi enormi nel momento in cui sono corpo-a corpo (qualcosa che poi diventerà distintivo della splendida serie di Samurai Shodown). Anche la selezione dei personaggi è interessante: al di là dei due protagonisti Ryo e Robert troviamo infatti altri otto combattenti tutto sommato interessanti, anche se non sempre dal design azzeccatissimo.
In particolare una di loro - la barista King - sarebbe diventata apprezzatissima dal pubblico, con SNK che la renderà un personaggio praticamente fisso nella serie di The King of Fighters.
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Al di là delle prodezze tecnologiche, in effetti Art of Fighting non è un gioco di combattimento particolarmente memorabile: la modalità single-player, ad esempio, consente per qualche motivo di usare solo due lottatori e la quantità di mosse a disposizione dei personaggi è abbastanza esigua. Forse anche per questo una volta spostato dal Neo Geo alle console da casa - Super Nintendo e Mega Drive in particolare - il gioco non ha riscosso lo stesso successo di Street Fighter II.
Ciononostante SNK continuerà per altri due capitoli le avventure di Ryo e Robert, prima con Art of Fighting 2 del 1994, probabilmente l’apice della serie, finalmente con un intero set di lottatori utilizzabili anche nella modalità single-player, e poi con Art of Fighting 3: The Path of the Warrior del 1996, ultimo episodio prima che SNK si concentrasse quasi totalmente sui capitoli successivi di Fatal Fury e soprattutto sul best-seller The King of Fighter, che a sua volta ospiterà gran parte dei personaggi più amati della serie di Art of Fighting, chiudendo il cerchio.
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Chi volesse provare oggi l’originale Art of Fighting e i suoi seguiti non ha che l’imbarazzo della scelta, dal momento che la serie è stata inclusa in diverse compilation di giochi SNK ed è anche acquistabile - come singoli titoli - nella collana Arcade Archives su PC, PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch.