Lo strano rapporto tra Nintendo, Donkey Kong e il marinaio con pipa e spinaci, per un titolo amatissimo dagli amanti di retrogaming
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Ci credereste se vi dicessimo che Braccio di Ferro è in parte responsabile per la nascita di icone del mondo videoludico come Donkey Kong e Super Mario? Siamo nei primi anni ‘80 e Nintendo, dopo il fallimento della sua "versione" di Space Invaders, Radar Scope, sta cercando di creare un videogame capace di "sfondare" in occidente. Ecco che un giovane Shigeru Miyamoto, il papà di Mario, si mette al lavoro su un platform game che avrebbe avuto come protagonista proprio Popeye.
Una proprietà intellettuale piuttosto "forte" in quegli anni che, nei piani della casa di Kyoto, avrebbe potuto svolgere un buon ruolo di vettore per il mercato statunitense.
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L’idea di base è avere Bruto che rapisce l’amata Olivia, con il giocatore nei panni di Braccio di Ferro impegnato a salvare il suo amore di sempre attraverso alcune schermate di un semplice platform game. Purtroppo Nintendo non riesce a ottenere per tempo i diritti di Popeye e così si ritrova con un videogame praticamente pronto senza possibilità di lanciarlo sul mercato.
Ecco dunque che Bruto diventa un grosso gorilla, Olivia un’anonima ragazza in pericolo (nota come "Pauline") e, soprattutto, Braccio di Ferro viene sostituito da uno sconosciuto carpentiere baffuto in salopette, denominato "Jumpman". Nasce così Donkey Kong, il gioco che in effetti avrebbe lanciato Nintendo nell’olimpo dei produttori di arcade game e che, al tempo stesso, ha presentato al mondo la prima incarnazione di Mario.
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Una storia a lieto fine, dunque, che ha avuto importanti ripercussioni su tutta l’industria dei videogame, dal momento che i personaggi nati da quel cambio di programma sono tutt’oggi pilastri dell’hobby dei videogiocatori. E Braccio di Ferro? Lui è rimasto senza videogame? Giammai: Nintendo continuò comunque col suo piano di dare vita a un gioco con protagonista il marinaio con pipa e spinaci.
Poco dopo la pubblicazione di Donkey Kong, nel 1981, la società di Super Mario riesce finalmente ad acquisire i diritti di Popeye: ecco dunque che lo stesso Shigeru Miyamoto, affiancato da Genyo Takeda, sviluppa un nuovo videogame che in effetti può richiamare il precedente Donkey Kong sotto diversi aspetti, pur risultando un’esperienza sostanzialmente differente. Esce così, nel 1982, Popeye, un colorato coin-op che in effetti rende giustizia ai simpatici personaggi creati dalla matita di E. C. Segar.
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Nel gioco pilotiamo Braccio di Ferro impegnato a salvare Olivia dalle grinfie del prepotente pretendente Bruto. In ciascuno dei tre distinti livelli siamo impegnati a raccogliere specifici oggetti lanciati da Olivia (cuori, note musicali e le lettere della parola "Help") cercando al tempo stesso di non farsi acchiappare da Bruto o di farsi colpire dalle varie insidie presenti. Un’importante differenza rispetto a Donkey Kong è la possibilità di tirare pugni, inutile contro lo stesso Bruto ma che fornisce la possibilità di difendersi da altre minacce del gioco.
Inoltre l’immancabile barattolo di spinaci presente in ogni livello ci permette di rendere temporaneamente invincibile Braccio di Ferro, dandoci anche la possibilità di sbarazzarci per qualche secondo dell’invadente Bruto. Fiore all’occhiello del gioco è sicuramente la grafica, con i personaggi realizzati in alta definizione (per gli standard dell’epoca) e fedeli agli originali. Colpisce poi il comportamento di Bruto, che insegue senza sosta Braccio di Ferro cercando di afferrarlo anche tra un piano e l’altro, risultando uno dei primi "implacabili" nemici del mondo dei videogame.
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Colorato, divertente e dotato anche di una bella colonna sonora, Popeye è un ottimo videogame arcade che riscuote un buon successo: non per niente Nintendo lo include (con un’ottima conversione) nel tris di titoli che accompagnano la console NES al lancio sul mercato nel 1983, affiancato a Donkey Kong e Donkey Kong Jr.
Non mancano numerose conversioni per sistemi da casa, curate dalla licenziataria Parker Bros: fra queste spiccano quelle per Atari 2600 (che risulta un best-seller), Commodore 64 e computer Texas Instruments a 8-bit.