Nel 1986, arriva il videogame che vede l'impavido Link indossare per la prima volta il suo cappuccio verde e partire all'avventura per salvare la principessa Zelda
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Diventato immediatamente uno dei giochi più acclamati e venduti dell’anno (e probabilmente del decennio) con oltre 10 milioni di copie vendute in pochi giorni, The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom è arrivato nei negozi in esclusiva su Nintendo Switch. L’uscita di un nuovo capitolo principale di questa storica serie ci fornisce lo spunto per ricordare gli esordi della saga di The Legend of Zelda, tornando indietro al 1986.
Niente poligoni all’epoca, e neppure sistemi di controllo complessi o mega-cartucce capaci di contenere gigabyte e gigabyte di dati. Nelle mani di Nintendo c’era invece una console a 8 bit, lo storico NES (Nintendo Entertainment System), noto in Giappone come Famicom (Family Computer), capace di generare grafica bidimensionale neppure troppo complessa e dotata di un semplice joypad a due pulsanti.
Quanto è comunque bastato a Shigeru Miyamoto, il papà di Super Mario, per dare vita a un gioco fantasy memorabile e, a modo suo, rivoluzionario, proponendo uno dei primi, grezzi titoli "open world" della storia, con la possibilità di esplorare il mondo di gioco in modo non-lineare e di superare le varie situazioni combinando l’uso dei diversi oggetti che mano a mano il gioco ci fornisce. Per celebrarlo, ecco cinque curiosità riguardanti The Legend of Zelda.
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Il gioco fu pubblicato inizialmente su Famicon Disk System, un lettore di dischi magnetici per Nintendo Famicom rimasto sempre relegato in Giappone. Date le ottime reazioni di pubblico e critica, Nintendo volle portare le avventure di Link e Zelda oltre i confini nipponici e studiò un chip aggiuntivo (il Memory Management Chip, o MMC) per far gestire a una regolare cartuccia del NES i 128KB necessari a contenere il gioco.
Questo sarà successivamente sviluppato per dare modo alla console di gestire videogame sempre più complessi.
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Oltre che le fonti di ispirazioni fantasy classiche come Dungeons & Dragons o Il Signore degli Anelli, Shigeru Miyamoto ha spiegato come, nella nascita di The Legend of Zelda, sia stata importante la sua passione di esplorazione dei boschi giapponesi: nel gioco ha voluto proporre un’analoga sensazione di scoperta.
In un’intervista, lo stesso Miyamoto descrive The Legend of Zelda come "un giardino in miniatura da tenere nel cassetto".
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Per dare al gioco un’ulteriore aura di prestigio, Nintendo decise di commercializzarlo in speciali cartucce dorate, abbinate a una confezione che lasciasse intravedere questa particolarità.
La scelta divenne poi un marchio di fabbrica per alcuni altri capitoli come Zelda II: The Adventure of Link (nuovamente con cartuccia dorata) o per l’edizione limitata di The Legend of Zelda: Wind Waker (con la confezione del disco color oro).
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La versione originale per Famicom giapponese presentava alcuni elementi attivabili tramite il microfono presente su uno dei controller. Considerando che la versione occidentale della console (ovvero il "nostro" NES) non includeva alcun microfono, il gioco fu modificato per eliminare tali funzionalità.
Il gioco arrivò così in Occidente, con un problemino: una dritta relativa a un mostro che odia i rumori forti è rimasta nel manuale, spingendo così molti utenti a sperimentare (invano) con tutti gli oggetti potenzialmente chiassosi presenti nell’inventario di Link.
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Per festeggiare i trentacinque anni dall’uscita originale di The Legend of Zelda, Nintendo ha messo in commercio un piccolo dispositivo portatile con la forma dei classici Game & Watch, mini-videogame con schermi a cristalli liquidi popolari negli anni ‘80.
All’interno però troviamo uno schermo a colori e una fedele emulazione della versione NES di The Legend of Zelda. Questo Zelda Game & Watch è ancora disponibile da diversi rivenditori online a un prezzo che si aggira sui 50 euro: una "chicca" per gli appassionati di The Legend of Zelda.