Quella di uno dei lottatori più popolari della serie videoludica Mortal Kombat è una storia (quasi) trentennale, fatta di arpioni, teletrasporti e nemici bruciati
© IGN
Se ci pensiamo un attimo, questa storia sembra un pezzo di un film americano da quattro soldi. Un gruppo di amici passano davanti a un negozio di costumi, a Chicago, mentre vaga alla ricerca di oggetti di scena da usare per un progetto che hanno in testa. C’è un costume da ninja, nella vetrina; uno di quelli semplici, perfino banali. Uno degli amici dice “è quello giusto” – gli altri lo prendono in giro ma poi lo lasciano fare, “costerà dieci dollari al massimo”. E immaginiamoci che faccia hanno fatto poi, gli stessi amici, quando da quel costume da quattro soldi hanno visto nascere uno dei personaggi più memorabili della storia dei picchiaduro: Scorpion, uno dei letali ninja di Mortal Kombat.
Il maestro Hanzo Hasashi, un tempo a guida del clan Shirai Ryu, diventato poi leggenda (infernale) col nome di Scorpion – dopo essere stato ucciso dal sanguinario Bi-Han (il primo Sub-Zero, ora noto con il nome di Noob Saibot). Fuoco e ghiaccio, un’antitesi primitiva che ha dato vita alla rivalità più celebre della saga, nata dalla più banale delle necessità: il risparmio, nella fattispecie di tempo e denaro.
Non dobbiamo immaginarci gli sviluppatori del primo Mortal Kombat come dei magnati che navigano nell’oro, ma piuttosto come intrepidi sperimentatori alle prese con una tecnologia allora ben poco sfruttata (antenato di quello che oggi chiameremmo motion capture)... e con degli evidenti limiti in termini di budget e di hardware.
Da lì nacque l’idea vincente. La scarsità di dettagli di quel costume da ninja comprato a Chicago giocava a loro favore: cambiando il colore della veste, potevano usare lo stesso attore, gli stessi oggetti e, in parte, le stesse movenze per creare due personaggi diversi. Et voilà, il risparmio è servito. Più o meno per caso, nel corso del tempo, sono nati gli altri ninja della saga: Reptile era un miscuglio tra Scorpion e Sub-Zero, colorato di verde, pensato inizialmente come personaggio bonus, mentre Ermac nacque come presunto glitch che cambiava in rosso il colore di Scorpion, accompagnato dal segnale “Error Macro” nella barra della vita. Una storia inventata che, più avanti, gli ha permesso di entrare nel cast ufficiale.
Di certo non sarebbe bastato il colore giallo a imprimere nella memoria dei giocatori questo personaggio. Scorpion incarna, meglio di chiunque altro, la brutalità di Mortal Kombat – specialmente agli albori. Sono tre le mosse che lo caratterizzano: l’arpione (o kunai), il teletrasporto e la sua fatality classica. La prima è un attacco a distanza che, a differenza delle hadouken della più celebre concorrenza, trascina verso il ninja l’avversario, lasciandolo alla mercé di una combo (o di un montante, se volete usare un approccio davvero molto classico).
La seconda permette a Scorpion di spostarsi in un lampo alle spalle dell’avversario per coglierlo di sorpresa con un attacco volante. Si tratta di una tecnica comune anche ad altri personaggi del cast e segna un altro punto di rottura tra Mortal Kombat e i picchiaduro che seguono la scia di Street Fighter: nella saga più sanguinaria della storia dei giochi di combattimento, non è semplice mantenere le distanze col nemico sparandogli proiettili a non finire. La sua fatality invece, da buon combattente infernale in contrapposizione al freddo Sub-Zero, non poteva che finire con l’avversario ben abbrustolito dal soffio di fuoco del ninja, che rivela la sua faccia scheletrica: un vero e proprio classico splatter!
Oltre ai vari capitoli della serie videoludica (che conta più di venti prodotti, tra giochi originali, raccolte e rimasterizzazioni), Scorpion ha trovato il tempo di fare delle visite qui a là. Compare, con un ruolo minore e una storia un po’ rivisitata, nel romanzo “Mortal Kombat” di Jeff Robin (1995), oltre che nella serie di fumetti edita da Malibu Comics.
L’attore Chris Casamassa ha portato invece per primo Scorpion sul grande schermo, nel primo film ispirato alla serie (Mortal Kombat, sempre del 1995), ma altri si sono alternati nel ruolo, negli anni a venire, nei film e nelle serie che hanno seguito quella prima trasposizione. Lo scettro (o l’arpione) ora è passato a Hiroyuki Sanada, per il reboot su pellicola previsto per l’anno prossimo.