La storia di quando SEGA era in ritardo sulla tabella di marcia e tirò fuori un riccio che correva come il vento
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All’alba degli anni novanta, poche cose alimentavano il settore videoludico come il confronto tra SEGA e Nintendo. C’era un punto però su cui la prima era rimasta indietro, rispetto alla seconda. Un elemento fondamentale, nel rapporto col pubblico: la mascotte. Mario saltava in qua e in là da diversi anni ormai, tra scimmioni, tartarughe e piante carnivore. A SEGA serviva una risposta. Sul tavolo finirono, in quel periodo, diverse ipotesi: un armadillo, un coniglio, un cane e persino una sorta di clone di Roosevelt in pigiama (che, ironicamente, divenne poi la base per creare il Dr. Robotronik). Naoto Ohshima (il designer che definì i connotati di Sonic) se ne andò a spasso a Central Park, nel cuore di New York City, chiedendo ai passanti quale personaggio li intrigasse di più; oltre a quelli menzionati prima c’era anche, naturalmente, un certo riccio.
Il design di Sonic doveva essere essenziale. Semplice e diretto, come se a disegnarlo fosse stato un bambino. Il colore? Semplice: trattandosi della mascotte SEGA, perché non riprendere direttamente le tonalità del logo? Bianco e blu, andata. Il piccolo riccio guardava agli Stati Uniti, quindi indossò delle scarpe ispirate a Michael Jackson nel video di “Bad”, ma tinte di un rosso acceso e accattivante. In un primo momento doveva persino avere una fidanzata di nome Madonna, ma Madeline Schroeder, al tempo a capo del team americano di SEGA, spinse per rimuovere questo dettaglio – c’erano già troppe damigelle in difficoltà, nel mondo dei videogiochi.
La caratteristica distintiva di Sonic è la velocità – nonostante i ricci siano tutt’altro che centometristi nati. Una volta presa velocità, il nostro beniamino appuntito si raccoglie su sé stesso diventando una sfera inarrestabile, e questo sì, riprende un comportamento comune della specie animale, che si raggomitola su sé stessa in situazioni di pericolo (ma c’è da dire che non schizzano via così rapidamente). Sfruttando questa spinta incredibile, Sonic è in grado di colpire nemici anche volanti, oltre che compiere acrobazie aeree straordinarie. Un eroe imbattibile, quindi? Quasi! Pensando (erroneamente) che i ricci avessero problemi con l’acqua, i padri di Sonic hanno decretato che non è in grado di nuotare.
Sonic debuttò ufficialmente nel 1991 con il platform omonimo, su Mega Drive. Il successo fu piuttosto immediato e i seguiti furono assai numerosi; nel corso degli anni, la mascotte blu di SEGA ha attraversato schiere di livelli prima bi, quindi tridimensionali. Si parla di 20 platformer 2D e 13 in 3D, a cui poi si aggiungono giochi di corse e sportivi, educativi e spin-off di ogni genere.
Data la popolarità del personaggio, anche dopo il declino di SEGA non sono mancate le apparizione di Sonic come ospite in altri franchise, come Super Smash Bros. oppure il recente Mario & Sonic ai giochi olimpici di Tokyo 2020.
Tutto qua? Certo che no. Sonic è stato protagonista di ben quattro serie animate, tre OAV, e si è pure fatto vedere in Ralph Spaccatutto. Inoltre, il recente live action Sonic - Il film aveva fatto molto parlare di sé a causa del design che il protagonista aveva nel primo trailer: il polverone di critiche è stato così denso da costringere il team a ridisegnare la mascotte blu, per renderla più simile al suo corrispettivo videoludico. Tutto è bene quello che finisce bene? Alla fine sì, perché dopo il restyling anche quest’ultima versione di Sonic ha ricevuto pareri (timidamente) positivi.