Poteva essere Capcom, ma fu SNK: la genesi di un lupo solitario che conquistò la gloria grazie a Fatal Fury: King of Fighters
© IGN
Certe volte è difficile riconoscere delle buone idee. Se vi dicessimo che Capcom si è lasciata scappare dalle mani la paternità di Terry Bogard, uno dei personaggi più rappresentativi del mondo dei picchiaduro, probabilmente dareste loro dei pazzi. E, messa così la storia, non avreste neppure tutti i torti. La verità, tuttavia, è un po’ più complessa e vede una serie di incroci tra Street Fighter, Fatal Fury e The King of Fighters.
Quanti di voi frequentavano le sale giochi nel 1987? Bene, a qualcuno di quelli con le mani alzate potrebbe essere capitato di incrociare il cabinato del primo Street Fighter, proprio nel momento in cui partiva il filmato iniziale. Ricordate? Un muro di mattoni rossi, distrutto con un pugno da un bellimbusto biondo con una giacchetta di pelle – gesto poi celebrato da Cody, anni più tardi, nella stessa serie. Ecco, se lo chiedete a Hiroshi Matsumoto e Takashi Nishiyama, che al tempo timbravano il cartellino negli uffici Capcom, quello era il primo abbozzo del personaggio che sarebbe diventato Terry Bogard.
Se prima di continuare la lettura siete andati a rivedere quel video, vi sarete già accorti di quanto fosse diverso quell’abbozzo di “lottatore caucasico” (non ridete: era questa l’etichetta che lo identificava) dal celebre lupo solitario targato SNK – compagnia che proprio qui entra in gioco. Mentre Capcom partoriva Ryu, scegliendo di assegnare alla neonata serie di Street Fighter un protagonista orientale più canonico, Nishiyama e Matsumoto fecero i bagagli e si trasferirono proprio negli uffici SNK, dove cominciarono a lavorare a un nuovo videogioco, Fatal Fury: King of Fighters.
Quel caucasico prese forma: tinse di rosso la giacchetta, si mise in testa un bel berretto e indossò i blue jeans più blue che aveva in casa. Macho che più macho non si può e strafottente, perché Terry incarnava, come Ken Masters in Street Fighter, lo stereotipo americano agli occhi del giapponese medio – non per niente le uniche battute doppiate, per diverso tempo, sono state “okay”, “c’mon, c’mon” e poco altro. Lui e suo fratello Andy erano la coppia di eroi del titolo, mentre l’indimenticabile Joe Higashi era nato come “vena comica” del trio; tutti uniti contro la nemesi di Terry, il (non) buon vecchio Geese Howard.
Il personaggio di Terry Bogard diventò abbastanza popolare da meritarsi addirittura, come animale da compagnia, la scimmietta che fin lì era stata la mascotte di SNK, Ukee. Il suo design non resto tuttavia granitico, nel corso degli anni: l’outfit in particolare è cambiato più volte, ma la rilettura più drastica (e una di quelle di maggior successo) avvenne in occasione della nascita di Garou: Mark of the Wolves, ambientato dieci anni dopo la morte di Geese Howard. Qui troviamo Terry più pacifico e maturo, con un aspetto più selvatico: capelli al vento e un bel giaccone pesante marrone. C’era un motivo ben preciso, dietro a questa rivoluzione: fino al finale canonico del gioco, il buon Bogard interpreta qui la parte del mentore per Rock Howard, nientemeno che il figlio di Geese.
Terry Bogard, una volta lasciata alle spalle la serie di Fatal Fury, è diventato presenza fissa in quella gloriosa royal rumble che è The King of Fighters, oltre che in tutti i capitoli crossover – come i celebri SNK vs. Capcom dove ha potuto finalmente dire la sua a Ryu, per quella storia del posto rubato nel primo Street Fighter.
Oltre alle apparizioni videoludiche, lo ricordiamo nei vari film di animazione di The King of Fighters, nel film live action del 2010 e ha prestato persino il suo volto nel programma di supporto Nakoruru & Terry Club, imbastito da SNK Playmore per il sostegno dei ragazzi in difficoltà. Insomma, per essere un lupo solitario, questo combattente è stato davvero molto sotto i riflettori!