Il grande calcio giapponese

Il calcio totale di PES infiamma la stagione 2018-2019

Il nuovo capitolo della serie perde la licenza della Champions League, ma merita comunque la 'ola' del pubblico

di Luca Fabbri
27 Set 2018 - 11:54
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Non si scherza con i ricordi. È stato bello essere ragazzi con PES. È stato bello alle medie, usciti da scuola, giocare interi pomeriggi con gli amici, avanti così al liceo e poi all’università, controller alla mano fino alle tre del mattino. Licenze a parte, PES superava la concorrenza su tutti i fronti, al punto di diventare il mito della generazione che ora si ritrova capelli color più sale che pepe. Ma quando i cicli finiscono, bisogna essere capaci di ricominciare da zero.

Ottobre 2007: il primo capitolo progettato per le console in alta definizione cade sotto la scure del rinnovamento tecnologico. Il titolo è una congerie di errori, brutto da vedere, zeppo di bug, con un comparto online non al passo con i tempi. EA Sports sente l’odore del sangue e FIFA, edizione dopo edizione, schiaccia la serie Konami che, in un curioso parallelismo con il calcio italiano, incagliato negli strascichi di Calciopoli, entra in una notte fonda, durata fino al 2014, quando finalmente esce un capitolo all’altezza del nome che porta. Ormai però è troppo tardi: le nuove leve hanno tirato i primi calci al pallone su altri campi virtuali e vogliono solo FIFA, la sua impressionante mole di licenze, l’eccellente multiplayer e quella droga chiamata chiamata FUT.

Nel 1984, commentando il declino della squadra che vinse il Mundial, Gianni Mura scriveva: “è giusto riconoscere a tutti, anche agli eroi, il diritto di invecchiare da uomini, di essere all’altezza di se medesimi e non dei desideri e degli appetiti inesauribili di una nazione”. Quella dei videogiocatori, verrebbe da aggiungere. Tante cose son cambiate dai giorni in cui PES era un rito collettivo, ma questo non significa che si debba gettare il bambino con l’acqua sporca. Konami sa bene di non poter competere sulla quantità di contenuti e allora da qualche anno segue una politica intelligente, concentrandosi su ciò che le riesce meglio: l’esperienza sul rettangolo verde. È qui che PES 2019 dimostra di essere un osso durissimo da battere.

Per la prima volta, la casa giapponese ha dedicato gli sforzi produttivi alle sole macchine della generazione corrente, abbandonando le piattaforme più datate. Gli sviluppatori hanno potuto lavorare sulla fisica del pallone nel dribbling e nei tiri, sulla postura dei calciatori, sulla gamma di animazioni, aumentando il senso di pesantezza dei modelli degli atleti e limando le asperità che in passato ne ingessavano i movimenti. Il risultato si percepisce in particolare nei contrasti spalla contro spalla: i giocatori fanno a sportellate, proteggono la sfera in modo differente in base al posizionamento del corpo e sgusciano via dall’avversario con una naturalezza davvero impressionante.

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La meccanica viene chiamata tronfiamente “First Touch Impact”, ma quello che conta è solo il feeling sul campo e la profondità del sistema di gioco di PES 2019, caratteristiche su cui - possiamo mettere una mano sul fuoco - persino l’integralista di FIFA resterà sorpreso. Premendo il tasto dello scatto si scorge ancora qualche binario invisibile nella direzione degli atleti (storico difetto del simulatore giapponese), ma è davvero roba di poco conto: questo PES offre una libertà di manovra tale da rendere ogni azione diversa da quella precedente.

La filosofia della serie ne esce rafforzata: i calciatori più tecnici possono inventarsi la giocata che spacca la partita, ma raramente vince chi fa il fenomeno con i singoli, il titolo premia semmai l’avanzamento corale e ragionato della squadra, la costruzione di ragnatele di passaggi, possibilmente di prima e in profondità. La sensazione di realismo è amplificata dalla gestione della fatica: quando un calciatore non ce la fa più si piega sulle ginocchia o gira al minimo trotto, e allora conviene subito sostituirlo, magari approfittando del nuovo sistema di cambio senza aprire il menu.

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L’impatto visivo della produzione lascia a bocca aperta e vien spontaneo chiedersi se e come sarà possibile tra un anno alzare ulteriormente l’asticella. Complice l’introduzione di una gamma di nuove abilità individuali (come il passaggio no-look), i movimenti, lo stile di gioco e i modelli tridimensionali dei top player come Isco o Salah somigliano come gocce d’acqua alle controparti reali, ma bisogna dare atto a Konami di aver curato anche la riproduzione degli atleti delle squadre meno blasonate.

La puntigliosità nella realizzazione dei dettagli degli stadi, del pubblico sugli spalti, del manto erboso e dell’aspetto dei calciatori raggiunge livelli di pulizia da rasentare l’ossessione. Tutto questo ben di Dio viene esaltato dal nuovo sistema di illuminazione: per avere un’idea dello stacco rispetto al capitolo dello scorso anno, basta giocare in sequenza una partita a quest’ultimo e una a PES 2019, che rappresenta effetti di luce, artificiale o naturale, variabili a seconda dell’orario e delle condizioni climatiche.

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Durante le sessioni di prova abbiamo notato che gli arbitri sono più fiscali rispetto al passato, quando i fischietti lasciavano talora correre interventi da macellaio. L’intelligenza artificiale non sempre ci è sembrata impeccabile: i compagni di squadra attaccano gli spazi, ma trascurano la fase difensiva e i portieri vantano riflessi tanto felini tra i pali quanto senili nelle uscite. A difficoltà normale, poi, gli sfidanti non sono poi così difficili da affrontare e consigliamo - a meno che per voi i giochi di calcio siano arabo - di impostare un livello di sfida più impegnativo. Così facendo, i gol arrivano col contagocce: gli avversari raddoppiano e pressano alto, anche se esagerano col tiki-taka. Non pensate poi di cavarvela sgroppando sulla fascia e crossando alto: gli sviluppatori hanno mangiato la foglia al punto che non siamo ancora riusciti a segnare di testa.

Abbiamo apprezzato il lavoro svolto da Konami anche nelle modalità in rete. Il sistema di abbinamenti delle partite online ha sempre funzionato egregiamente e i match scorrono senza alcun intoppo. MyClub - che consente, come Ultimate Team di FIFA, di creare la squadra dei sogni e schierarla contro altri utenti - è stato puntellato a dovere. Gli sviluppatori hanno aumentato il coinvolgimento con la stagione in corso prevedendo la possibilità di ingaggiare - inviando un osservatore oppure tramite agenti - calciatori cui parametri variano in base alle effettive prestazioni nei campionati di tutto il mondo.

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È possibile gareggiare uno contro uno, in cooperativa, oppure partecipare a sfide temporanee per vincere denaro, esperienza o, addirittura giocatori extra. Grazie ai preparatori atletici inoltre, potremo insegnare a un Mirko Antenucci i tocchi di suola oppure fargli apprendere il ruolo della mezzala cui verrà relegato quando la nostra SPAL dovrà difendersi in massa pur di portare a casa il risultato. Il reparto offline invece soffre: i restauri eseguiti sulle cariatidi di sempre non bastano più. Diventa un mito è la solita, insipida, minestra e non si registrano novità degne di nota.

Nel Campionato Master ci è piaciuta l’idea di migliorare il calcio agostano introducendo l’International Champions Cup e, soprattutto, rendendo il calciomercato più coinvolgente con la previsione, in coerenza con la dittatura da follower in cui viviamo, di un nesso tra celebrità del calciatore e casse della squadra: vendete CR7 e i proventi da merchandising crolleranno. Resta tuttavia l’impressione che l’offerta più tradizionale di PES debba essere svecchiata con maggior convinzione, servono idee effettivamente in grado di riavvicinare il titolo alle masse, ormai assuefatte alla cornucopia di contenuti della concorrenza.

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Veniamo, infine, a note più dolenti. PES 2019 vanta un numero di diritti mai visto e partnership esclusive con squadroni come Barcellona o Liverpool, eppure, anche quest’anno, il titolo non sfuggirà al pubblico ludibrio perché non sono disponibili le licenze delle principali competizioni. Premier League e Liga sono composte quasi solo da squadre con nomi e kit di fantasia, Champions League, Europa League e Bundesliga nemmeno esistono. Ci vorrà un certo eloquio per spiegare al detrattore medio che il problema è facilmente risolvibile, perché in rete spopolano comunità dove reperire aggiornatissimi file, da trasferire su chiavetta e installare su console (la soluzione, però, non funziona su Xbox One). Sia chiaro, l’assenza dei diritti di tornei e squadre di prima fascia deve essere considerata un difetto, ma è altrettanto vero che per godersi al massimo lo splendore del calcio secondo Konami, alla maggior parte dell’utenza basteranno dieci minuti e un briciolo di volontà. Coraggio.

In definitiva PES 2019 è una dichiarazione d’amore rivolta a chi ritiene che nei simulatori di calcio conti soprattutto la profondità dell’esperienza sul campo. Agli irriducibili della serie tornerà alla mente l’età dell’innocenza vissuta sulle prime due PlayStation, gli scambi di memory card traboccanti di modifiche frutto di notti di lavoro pur di includere l’Albinoleffe o il pizzetto di Fabio Quagliarella nell’Ascoli della Serie A, le demo allegate alla Gazzetta dello Sport, le edizioni con Fabrizio Ravanelli, Paul Ince o Pierluigi Collina come testimonial di copertina. Altre tecnologie, altro calcio, altri tempi. Ma come si possono dimenticare?

PES 2019 sarà presente alla prossima Milan Games Week 2018.


Come lo abbiamo giocato

Abbiamo provato PES 2019 grazie a un codice per il download fornito dal distributore del gioco. La prova è avvenuta collegando PS4 Pro a un televisore LG da 60 pollici Ultra HD 4K. Puntuale come un orologio, Konami il 30 agosto ha aggiornato tutte le rose all’ultima sessione di calciomercato. Certo, fa specie nel 2018 trovare la Juventus denominata PM Black White, ma sull’aspetto dei diritti FIFA ha ormai monopolizzato il mercato dei videogiochi calcistici. Resta sempre possibile, per fortuna, recuperare su Internet file di salvataggio creati da altri utenti che mettono a posto le cose.

Può piacere a chi…
… cresciuto a pane e calcio made in Konami e rimpiange gli anni su PS1 e PS2
… vuole un gioco di calcio dove conta tantissimo il gioco di squadra
… non ha problemi a sfruttare l’editor di gioco per sopperire alle licenze mancanti

Potrebbe deludere chi…
… non ha dimestichezza con lo scaricamento di file opzioni per ripristinare i nomi e i look delle squadre reali
… vorrebbe avere anche in PES la quantità industriale di modalità e opzioni offerte da FIFA
… è un asso al calcio di EA Sports e non vede per quale ragione dovrebbe giocare ad altro

PES 2019 è un gioco consigliato a tutti, senza distinzione di età.

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