Sul banco degli imputati funzionari sauditi che avrebbero aiutato i dirottatori Salem Al-Hazmi e Khalid Al-Midhar a trovare appartamenti e soldi e a imparare la lingua inglese.
Le famiglie di 800 vittime degli attacchi dell'11 settembre hanno intentato causa in un tribunale di Manhattan contro l'Arabia Saudita accusandola di complicità negli attentati di 16 anni anni fa, che causarono tremila morti. Lo dicono alcuni media americani precisando che sul banco degli imputati ci sono funzionari sauditi che avrebbero aiutato i dirottatori Salem Al-Hazmi e Khalid Al-Midhar a trovare appartamenti e soldi e a imparare la lingua inglese.
Secondo le carte depositate in tribunale, le responsabilità saudite sono evidenti e frutto di una palese ipocrisia: da una parte l'Arabia si è sempre presentata agli occhi degli Usa e dell'Occidente come un Paese impegnato nella lotta al terrorismo di matrice jihadista, dall'altra ha assicurato a gruppi come al Qaida sostegno logistico e materiale.
Si accusa Riad di aver raccolto fondi per finanziare attività terroristiche: dall'addestramento di militanti di Al Qaeda in Afghanistan alla fornitura di armi, rifugi sicuri e documenti di viaggio (compresi passaporti falsi) ai terroristi. Nel caso dell'11 settembre (15 su 19 dei dirottatori erano sauditi) si parla di funzionari sauditi, anche d'ambasciata, che avrebbero aiutato almeno due terroristi (Salem al-Hazmi e Khalid Al-Mihdhar) già 18 mesi prima degli attacchi: a trovare appartamenti, a imparare l'inglese e a ottenere carte di credito e contanti.
La richiesta delle famiglie delle vittime di Ground Zero, del Pentagono e dell'aereo precipitato in un campo della Pennsylvania chiedono dunque il pagamento dei danni materiali e morali, compresi gli interessi, caso per caso. Anche se la cifra complessiva non viene specificata.