11 Settembre 2001, le foto dell'attacco alle Torri Gemelle
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Tutti gli 11/9 che hanno cambiato il destino dell'umanità nell'arco di due millenni: dalla sconfitta subìta dall'Impero Romano di Augusto per mano dei Germani nel 9 d.C. alle Torri Gemelle, passando per l'impresa di William "Braveheart" Wallace e il Golpe di Pinochet in Cile
di Maurizio Perriello© Ansa
Da vent'anni l'espressione "11 settembre" significa una e una cosa soltanto: il terribile attacco alle Torri Gemelle di New York e all'America da parte dell'integralismo islamico. Quello del 2001 è però soltanto l'ultimo, tragico capitolo di un libro di duemila pagine. Nel corso di due millenni di storia, infatti, si contano diversi 11 settembre che hanno cambiato il corso dell'umanità. A partire dal 9 d.C., ai tempi dell'Impero Romano di Augusto, per arrivare al Golpe in Cile compiuto da Pinochet nel 1973. Con in mezzo pagine altrettanto importanti: dalla vittoria degli scozzesi di William "Braveheart" Wallace sugli inglesi (1297) all'Assedio di Vienna del 1683, con la cui respinta "l'Europa" ha arrestato l'avanzata islamica nel suo territorio.
Sì, se si accetta la provocazione di chi scrive. Per come sono state concepite le guerre fino al secolo scorso, e per secoli in precedenza, le stagioni in cui attaccare seguivano spesso un ciclo “naturale”: si tentava di cominciare in primavera, quando l'inverno dava tregua ai campi di battaglia e soprattutto all'approvvigionamento.
Soprattutto le guerre contemporanee, dalla Rivoluzione Americana in poi, comprese dunque le gesta napoleoniche e le battaglie per l'Unità d'Italia fino ai due conflitti mondiali, dimostrano il seguente teorema: la guerra si fa durante la bella stagione. Si tratta naturalmente di un discorso valido per l'Occidente e in particolare per l'Europa, per ovvie ragioni geografiche boreali. In numerosi esempi di scontri tra forze armate, dal Medioevo in poi, si osserva inoltre la tendenza a "sfruttare" al massimo il clemente clima estivo, andando incontro allo stallo e alla tregua (seppur mai completa e univoca, perché quasi sempre interrotta da riprese delle ostilità) al sopraggiungere dei primi freddi. Va da sé che settembre, dunque, diventi il mese privilegiato per sferrare gli ultimi attacchi a piena forza, per tentare il tutto per tutto prima dell'inverno, per rompere gli assedi e per sopraffare l'avversario.
La prendiamo alla lontanissima, ma con cognizione di causa. Perché quella dell'11 settembre del 9 d.C. è stata, a detta di numerosi studiosi, la sconfitta "più pesante" subìta dall'Impero Romano. Più di quella di Canne contro Annibale e della disfatta di Adrianopoli del 378. E ad opera di barbari, per giunta, capeggiati da un condottiero con un passato da prefetto nell'esercito romano: Arminio. Dal suo tradimento si generò la disfatta, nella foresta di Teutoburgo (l'odierna Kalkriese, nella Bassa Sassonia), delle legioni guidate da Publio Quintilio Varo. Tre intere divisioni imperiali furono annientate dalla coalizione di tribù germaniche messa in piedi da Arminius, portando all'arresto dell'espansione romana oltre il Reno. Certo, qualche anno dopo il neonato Impero di Augusto avrebbe trovato la forza di reagire e vendicarsi, ma il mondo aveva ormai conosciuto la grandezza delle genti che premevano sui confini del territorio romano (il limes) e che, secoli dopo, avrebbero portato alla sua caduta. Un evento capitale nella storia dell’Occidente. Basti pensare al simbolismo che, quasi duemila anni dopo, ha contribuito alla formazione del nazionalismo tedesco: proprio nell'impresa di Arminio, la cui statua in bronzo campeggia dal 1875 a 54 metri di altezza sul mausoleo di Detmold (in Vestfalia), Adolf Hitler ha letto una giustificazione storica alle sue teorie di purezza razziale del popolo tedesco.
La vicenda è quella celeberrima del patriota scozzese del Medioevo, William Wallace. Mel Gibson l'ha portata alla ribalta con il film "Braveheart – Cuore impavido", generando una tale coscienza nazionale negli scozzesi da portare al referendum sulla devolution dell'11 settembre (che coincidenza) 1997 e alla conseguente ricostituzione del Parlamento di Scozia l'anno successivo. Gli effetti e l'attualità della sconfitta degli inglesi dell'11 settembre 1297 sono, dunque, ben visibili ancora oggi. Al netto di tutte le inesattezze storiche presenti nel film del 1995, adottate da Mel Gibson per ottenere una narrazione più coinvolgente, la Battaglia di Stirling Bridge ha davvero rappresentato l'apice della carriera militare di William Wallace. La sua eco ha valicato i secoli, dimostrando che in determinate circostanze la fanteria poteva sconfiggere la cavalleria. Una cosa impensabile fino a quel momento.
Illustri storici dell'Ottocento hanno sempre parlato della Battaglia di Poitiers del 732 come della "più importante vittoria militare dell'Occidente cristiano della storia". Quella, per intenderci, di Carlo Martello "che tornava dalla guerra", come cantava Fabrizio De Andrè. Il motivo? Ha arrestato l'avanzata islamica in Europa. Un'esagerazione, secondo gli studiosi successivi. Perché, se la mettiamo su questo piano, risulta decisiva un'altra grande battaglia, di oltre un millennio dopo: l'Assedio di Vienna del 1683 ad opera dei turchi guidati dal gran Visir Kara Mustafa. Un assedio violento nel quale, appunto, si attuò uno dei scontri più efferati tra l'Occidente cristiano e l'Oriente islamico. La battaglia si concluse il giorno successivo, ovvero il 12 settembre, grazie all'intervento del re polacco Giovanni III Sobieski, il quale costrinse alla ritirata l'esercito ottomano. Non solo: all'interno dell’accampamento nemico, il sovrano liberatore trovò tantissimi sacchi di semi neri che nessuno in Occidente aveva mai visto fino a quel momento. Erano chicchi di caffè, e lui li conosceva bene perché aveva vissuto in terra ottomana. Anche in questo, quell'11 settembre di 338 anni fa cambiò la storia.
E arriviamo al Novecento, parlando di un evento considerato un simbolo della Guerra Fredda: il Colpo di Stato in Cile del 1973. Il generale Pinochet, alla guida dell'esercito, prese il potere con un colpo di Stato l'11 settembre, mettendo a ferro e fuoco il palazzo presidenziale con attacchi via terra e bombardamenti aerei. Il presidente democraticamente eletto, Salvador Allende, morì nel corso dell'attacco. Le cause della sua morte sono tutt'oggi controverse: la tesi ufficiale divulgata subito dopo il Golpe fu che Allende si fosse suicidato con un fucile AKS-47 che stava utilizzando durante l'assedio (si presume che sia quello che gli era stato regalato personalmente da Fidel Castro). L'ipotesi dell'uccisione da parte delle truppe di Pinochet, tuttavia, è ancora oggi sostenuta da numerosi studiosi. Una coincidenza "strana": il Cile aveva però conosciuto anche un altro tragico 11 settembre, oltre 400 anni prima: nel 1541 Santiago del Cile venne distrutta da tribù indigene.
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2001, l'attacco alle Torri Gemelle e al Pentagono - L'11 settembre per tragica antonomasia. Nel 2001 quattro attacchi suicidi coordinati e compiuti con altrettanti aerei di linea, dirottati da 19 terroristi di Al Qaeda, causarono quasi tremila vittime (2.977) e circa seimila feriti. L'obiettivo era l'odiata America: le Torri Gemelle del World Trade Center di New York, il Pentagono, Washington. Proprio il volo diretto sulla capitale statunitense precipitò però in un campo nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania, a seguito di un'eroica rivolta da parte dei passeggeri.
Alcuni degli 11 settembre qui citati sembrano davvero remoti, troppo lontani dal nostro presente per credere che siano (stati) importanti. Eppure, nel grande domino della Storia, quelle iniziali e dimenticate tessere hanno innescato un effetto a catena che è giunto fino a noi, ai nostri giorni. La nostra società è figlia di tutte le società che l’hanno preceduta. E di tutti gli 11 settembre che hanno cambiato il destino dell’uomo.