Il negoziatore avrebbe consegnato personalmente il denaro ai rapitori in una zona di frontiera tra Libano e Siria
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L'Italia ha pagato quattro milioni di dollari come riscatto per la liberazione di Domenico Quirico, giornalista della "Stampa", e di Pierre Piccinin, docente belga, rimasti per 152 giorni ostaggi di banditi in Siria. A riferire la notizia del pagamento è l'autorevole sito Internet Foreign Policy, americano, che cita il negoziatore che ha preso parte all'opera per il rilascio.
Si tratterebbe di un membro della coalizione di oppositori siriani in esilio, il quale afferma di aver consegnato personalmente il denaro ai rapitori in una zona frontaliera tra Libano e Siria. Da Roma non è stato rilasciato nessun commento sulla notizia, mentre l'ambasciata d'Italia a Beirut, contattata da Foreign Policy, aveva in precedenza smentito l'informazione relativa al riscatto.
A proposito del rilascio di Quirico e Piccinin, Foreign Policy - in un pezzo titolato 'The Italian job' - ha raccolto la testimonianza di Motaz Shaklab, membro della Coalizione nazionale siriana basata a Istanbul. Shaklab afferma di esser stato contattato da un amico perché intercedesse, grazie alla sua vasta rete di contatti tra i ribelli siriani, per negoziare la liberazione dei due europei, entrati in Siria dalla regione libanese di Aarsal e rapiti agli inizi di aprile nei pressi di Yabrud, nelle montagne del Qalamun. "Ho visto i soldi con i miei occhi. Ed ero presente quando sono stati consegnati ai rapitori", afferma Shaklab, che da Beirut ha viaggiato in compagnia di un non identificato 007 italiano al confine libano-siriano per incontrare i responsabili del rapimento.
Prima di raggiungere un accordo, il negoziatore racconta di un'estenuante trattativa mirata a far abbassare la cifra chiesta come riscatto: "All'inizio volevano dieci milioni per entrambi". Solo dopo cinque incontri, le pretese dei rapitori sono scese a quattro milioni. Intanto Skaklab incontrava periodicamente rappresentanti del governo italiano e una delle figlie di Quirico ad Antakia, nel sud della Turchia, poco lontana dal confine con il nord della Siria. Ma il negoziatore non sa dire, riferisce Foreign Policy, quale sia stato il ruolo del Belgio durante le trattative. Soltanto una volta, racconta Shaklab, ha potuto incontrare fisicamente Quirico e Piccinin senza però poter rivolgere loro la parola.
In quell'occasione aveva notato che le condizioni di salute del giornalista italiano andavano peggiorando. Informate di questo, afferma il negoziatore, le autorità italiane hanno dato il via libera a concludere l'accordo per la cifra di quattro milioni di dollari. Al momento della consegna del danaro, ricorda Shaklab, i rapitori hanno però cambiato i piani, affermando che i due ostaggi sarebbero stati liberati in un'altra zona della Siria: nuove trattative e il coinvolgimento non previsto di un leader ribelle siriano hanno alla fine portato a buon fine l'operazione. Quirico e Piccinin sono stati rilasciati alla frontiera turco-siriana l'8 settembre.