Da mesi la polizia dello stato australiano di Victoria indaga sugli abusi su minori che il porporato avrebbe compiuto all`epoca in cui era semplice prete a Ballarat e vescovo a Melbourne
La polizia australiana è stata a Roma nei giorni passati per interrogare il cardinale George Pell, prefetto vaticano per l'Economia che rischia l'incriminazione formale nel suo Paese, l'Australia, per abusi sessuali su minori in seguito a due denunce presentate da ex studenti che riguardano fatti accaduti, secondo il loro resoconto, dagli anni '70 agli anni '80, quando l'attuale porporato occupava posti di rilievo nelle diocesi di Melbourne.
Da mesi la polizia dello stato australiano di Victoria indaga sugli abusi su minori che Pell avrebbe compiuto all`epoca in cui era semplice prete a Ballarat e vescovo a Melbourne, accusa che il porporato respinge completamente.
Pell deve difendersi anche dall'accusa di avere insabbiato presunti abusi compiuti da altri sacerdoti a Ballarat quando Pell era all'inizio della sua carriera episcopale. Sia per queste accuse che per quelle più recenti, il collaboratore di Papa Francesco ha deciso di non avvalersi della immunità diplomatica vaticana e rispondere alla giustizia civile, comparendo, a febbraio scorso, davanti alla Royal Commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse (Commissione reale sulle Risposte istituzionali agli Abusi sessuali sui Minori), in collegamento video da Roma, e, ora, come riferisce la polizia di Victoria ripresa dalla stampa australiana, ricevendo gli agenti in Vaticano, e assicurando la sua cooperazione fino alla conclusione delle indagini.
Di ritorno dal viaggio in Polonia questa estate, Papa Francesco, interpellato dai giornalisti, si era espresso così in merito alle accuse di presunti abusi di Pell nello Stato di Victoria: "Le prime notizie arrivate erano confuse. Erano notizie di quarant`anni fa e neppure la polizia ci aveva fatto caso in un primo momento. Una cosa confusa. Poi tutte le denunce sono state presentate alla giustizia e in questo momento sono nelle mani della giustizia. Non si deve giudicare prima che la giustizia giudichi".
"Se io dessi un giudizio a favore o contro il Cardinale Pell - aveva detto il Santo Padre - non sarebbe buono, perché giudicherei prima. E` vero, c`è il dubbio. E c`è quel principio chiaro del diritto: in dubio pro reo. Dobbiamo aspettare la giustizia e non fare prima un giudizio mediatico, perché questo non aiuta. Il giudizio delle chiacchiere, e poi? Non si sa come risulterà. Stare attenti a quello che deciderà la giustizia. Una volta che la giustizia ha parlato, parlerò io".