L'appello disperato a Roma e a Pechino

Adozioni, le famiglie italiane alla Cina: "Dateci i nostri figli, li aspettiamo da quattro anni"

Sono almeno trenta i bambini abbinati a genitori che non possono partire fino alla fine dell'emergenza Covid che per le autorità di Pechino sembra non passare mai: "Il governo Meloni ci aiuti"

di Gabriella Persiani
11 Nov 2022 - 08:00
 © Dal Web

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"Non vogliamo passare un altro Natale senza di loro, con i nostri bambini dall'altra parte del mondo: dateci i nostri figli". E' un urlo di dolore quello delle famiglie italiane che attendono, alcune anche da 4 anni, l'arrivo dei 30 bimbi adottati in Cina, e che è stato raccolto e amplificato via social da Anfad, Associazione Nazionale Figli Adottati. "Per le autorità di Pechino la situazione Covid non si risolve mai; prima eravamo noi stranieri a rappresentare un rischio, ora pare che si vogliano tutelare questi bimbi non so da cosa visto che l'emergenza in Italia è cessata... I nostri piccoli hanno già problemi di salute che ad oggi avremmo potuto iniziare a curare", racconta una delle mamme coinvolte in questo stallo a Tgcom24. "Sembra un gioco politico di cui siamo vittime, viviamo un dramma - aggiunge. - Il governo Meloni ci aiuti: oltre che su commercio, studenti e imprenditori, solleciti la Cina sulle adozioni internazionali".

"I bambini che si adottano in Cina hanno particolari problemi di salute", aggiunge la mamma adottiva portavoce degli altri genitori che, come lei, stanno vivendo anni di attesa interminabile, ansia e angoscia. "Il mio aveva 4 anni quando nell'ottobre del 2019 fu abbinato alla mia famiglia; doveva essere questione di un paio di mesi portarlo a casa, ma oggi ne ha 7 di anni e, se avessimo potuto averlo con noi, ora parlerebbe, sentirebbe, mangerebbe, perché avrebbe potuto iniziare fin da subito le sue cure. Invece, è in quell'istituto dal quale abbiamo ricevuto l'ultimo aggiornamento sul suo stato dopo 11 mesi di silenzio assoluto, a inizio settembre, con una foto e un video di 5 secondi".

"Io almeno so che è vivo, altre mamme non sanno nulla di questi bimbi: tutto resta a discrezione del singolo istituto, a poco servono le lettere di sollecito della nostra Commissione per le Adozioni Internazionali (Cai, ndr)", precisa.

"Noi qui lo aspettiamo, lo aspetta il suo fratellino, abbiamo già rinnovato la sua cameretta, perché ora è cresciuto, ma la Cina deve dirci se vuole o non vuole che venga qui, - afferma in modo perentorio. - Lui lì vive una situazione di sofferenza come noi, che partiremmo domani per portarlo a casa se ci danno il visto e siamo disposti a firmare l'atto amministrativo richiesto dalla procedura d'adozione anche in aeroporto per ripartire all'istante. Non si può restare appesi così con la vita che passa".

"Le abbiamo provate tutte - assicura questa mamma a Tgcom24. - Saremmo dovuti partire a marzo 2020, ma le adozioni erano state già bloccate a gennaio; il Covid ha fermato tutto, certo, ma ora che senso ha tutto questo? Eravamo già allora disposti a fare il vaccino cinese in Croazia, abbiamo fatto pressione durante la campagna vaccinale italiana per essere tra i primi a rientrare nella somministrazione. Non siamo un rischio per la Cina neanche oggi, ma ci dicano se vogliono o no riprendere le adozioni internazionali. Vogliamo sapere, vogliamo capire".

Cosa resta da fare? "Che il governo accolga il nostro disperato appello: il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro della Famiglia Eugenia Maria Roccella che è anche a capo della Cai, Commissione per le Adozioni Internazionali, e il suo braccio operativo, il vicepresidente del Cai, sollecitino Pechino", risponde questa mamma.

"Roma si muova - aggiunge - e negli incontri istituzionali oltre a parlare di studenti, commercianti e imprenditori, parli anche dei nostri bambini. Vogliamo abbracciarli, non abbiamo mai potuto farlo e loro ci aspettano".

"L'attesa è ormai diventata disperazione per i più di 30 bambini cinesi, che aspettano i loro genitori ai quali sono già abbinati e che sono bloccati in Cina da ormai 4 anni, - commenta Manuel Antonio Bragonzi, presidente di Anfad, Associazione Nazionale Figli Adottati. - I loro Enti di Adozione Internazionale non sono ancora riusciti a farli incontrare". "Mi auguro che la Cai e lo Stato si attivino per sbloccare questa triste situazione", è la sua conclusione.

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