Kabul, attentato fuori dall'aeroporto: ecco le prime immagini
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Nei giorni scorsi gli 007 occidentali avevano lanciato l'allarme sul rischio di attentati da parte dell'Isis-K, nemico dichiarato dei talebani. E che no, non è una "succursale" del Daesh siriano-iracheno
L'attentato all'aeroporto di Kabul, paventato dai servizi di intelligence occidentali, ha tragicamente portato alla ribalta una "nuova" minaccia, con una parte del nome letalmente familiare: l'Isis-K. Lo Stato Islamico nato nella provincia afghana del Khorasan non rappresenta però una "succursale" del "vecchio" Isis, quello dell'Iraq e della Siria, che anzi nega qualunque connessione col gruppo. Si entra dunque in una nuova fase in cui i talebani si vedono contrapposti allo Stato Islamico, con lo spettro di nuova violenza e morte che si fa sempre più concreto.
L'Isis-K nasce tra il 2014 e il 2015 nella provincia del Khorasan, territorio al confine afghano con il Pakistan, dalle defezioni di alcuni comandanti talebani che hanno deciso di giurare fedeltà ad Abu Bakr al Baghdadi, capo di Daesh dal 2014 al 2019. La convinzione di fondo che anima questi militanti è che l'etnia Pashtun, diffusa in Afghanistan e Pakistan, sia religiosamente "impura" e politicamente compromessa con l'odiata America.
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Fedeltà all'Isis - A gennaio 2015 il portavoce ufficiale dell'Isis, Abu Muhammad al-Adnani, accetta l'affiliazione degli ex studenti coranici annunciando l'espansione del Califfato nel Khorasan. All'inizio sembra una vera e propria "affiliazione": lo Stato Islamico inizia a reclutare attivamente disertori nella provincia, in particolare tra i fondamentalisti scontenti dei propri leader o dei mancati successi militari. Dopo soli sei mesi, l'Isis K conquista altre province anche grazie alla convergenza del Movimento islamico dell'Uzbekistan, che aveva parimenti promesso fedeltà al Califfato.
Contro i talebani - Col tempo, però, le differenze vengono fuori. L'Isis finisce con riconoscere ufficialmente, agli occhi del mondo, la "fazione del Khorasan", i cui leader sono tutti pakistani, mentre gli afghani ricoprono ruoli di medio-alta responsabilità. Si tratta tuttavia di combattenti fuggiti dal Paese per arruolarsi nell'Isis in Siria o Iraq e che da lì, in seguito, sono stati trasferiti nuovamente in Afghanistan. Secondo alcuni analisti, quello che viene denominato anche SI-Khorasan non è altro un'emanazione dei servizi segreti pakistani, d'accordo con quelli sauditi, per tenere un piede in Afghanistan e influenzarne le sorti. Nel caso specifico servirebbe da monito ai talebani, con l'obiettivo di limitarne potere e zone d'influenza.
L'Isis-K oggi - Le ragioni per cui molti talebani hanno deciso di disertare in favore del Khorasan sono varie. Innazitutto l'Isis-K non crede in un'agenda politica: è convinta che solo Dio possa governare. Ne consegue che la formazione di un Emirato Islamico non è sufficiente per i combattenti di Daesh, che vogliono portare avanti una guerra permanente in nome della sharia. Nei loro territori, i fondamentalisti "afghani" impongono un rispetto ancora più ortodosso della legge islamica e uccidono civili anche solo sospettati di essere spie.