"Oggi il Paese non è quello che hanno governato fino a 20 anni fa. Non abbiamo paura, continueremo la lotta per il nostro lavoro e per uguali diritti", racconta una manifestante
Nuove proteste hanno avuto luogo in Afghanistan nonostante il divieto a manifestare sancito dai talebani, che hanno intimato alla popolazione di rimanere in casa. Lo riferisce la Bbc. I manifestanti sono scesi in piazza in diverse parti del Paese, decine si sono radunati anche nei pressi dell'ambasciata del Pakistan a Kabul, dove i talebani hanno aperto il fuoco nel tentativo di disperdere la folla.
Come riporta la Bbc, alcuni giornalisti affermano di essere stati picchiati, detenuti e frustati dai talebani mentre cercavano di documentare le proteste scoppiate nel Paese. Alcune foto che circolano online mostrano due giornalisti del quotidiano Etilaatroz con lividi e contusioni dopo il loro arresto avvenuto nella capitale Kabul. Uno di loro, Taqi Daryabi, ha riferito di essere stato portato in una stazione di polizia dove è stato preso a calci e picchiato. Mercoledì anche ai reporter della Bbc eìè stato impedito di lavorare.
"I talebani devono capire questo: l'Afghanistan di oggi non è quello che hanno governato fino a 20 anni fa. Allora hanno fatto quello che hanno voluto, e noi siamo rimaste in silenzio. Ma adesso non più. Non accetteremo tutto ciò che dicono, non indosseremo il burqa né resteremo chiuse in casa". E' la testimonianza di Ramzia Abdekhil, una delle manifestanti afgane scese in piazza la scorsa settimana a Kabul, raccolta dal quotidiano turco Hurriyet.
"Non abbiamo paura dei talebani. Continueremo la lotta per il nostro lavoro e per uguali diritti. Nessun governo al mondo dovrebbe riconoscere i talebani, se governeranno come 20 anni fa", ha aggiunto la donna, intervistata da un reporter insieme ad altre due dimostranti nella zona "per famiglie" di un ristorante della capitale afghana, visto che alle donne non è più consentito sedere in pubblico con uomini che non facciano parte della loro famiglia.
"Lavoravo in un bar e contemporaneamente studiavo all'università. Quando i talebani hanno preso il potere, il bar ha chiuso e io ho perso il lavoro. Non so se potrò tornare all'università. Prima eravamo libere, potevamo lavorare e uscire da sole. Ma ora siamo chiuse a casa. Siamo preoccupate", ha raccontato Sureyya Nesret, un'altra manifestante intervistata.
Nonostante i rischi, le attiviste assicurano di voler continuare il loro impegno, come spiega Maryam Meshel Hashimi: "Quando i talebani sono arrivati, solo le donne hanno alzato la voce. Ma se gli uomini ci sostengono, possiamo ottenere molto contro i talebani".