Prima italiana a ricevere il "Mother Teresa Memorial Award", Selene Biffi è impegnata dal 2009 in una "missione d'umanità" in Afghanistan. L'ultimo progetto è Bale Khanom (letteralmente "Pronto, signora")
di Maurizio Perriello© Afp
Qualcuno ha detto che in Afghanistan le persone assomigliano alle montagne: aspre, forti, sferzate da venti contrari, ma anche capaci di fiorire e donare al mondo colori mai visti. Una terra in cui tutto è più difficile: il passato, il presente, il futuro. Lì chi è forte deve essere forte davvero. Come le donne, che in Afghanistan oggi più di ieri vivono una situazione precaria soprattutto in ambiti sensibili come l'istruzione e le possibilità di impiego. E forti come Selene Biffi, che di donne afghane ne ha aiutate e ne sta aiutando tante. Proprio a dicembre 2023 i colori dei fiori afghani Selene li ha portati in Italia, promuovendo una mostra fotografica dell'artista Oriane Zerah a Milano Linate. È stato il penultimo atto di una missione di umanità che la "maestra di Kabul" porta avanti dal 2009, anno in cui partì per il cuore d'Asia come volontaria. Da allora ha ideato e portato avanti vari progetti di inclusione economica, formazione tecnica e partecipazione a livello locale. L'ultima di queste iniziative è Bale Khanom (letteralmente "Pronto, signora"), un centralino che aiuta le donne afghane a crearsi un lavoro tramite incoraggiamento, assistenza tecnica e servizi di accompagnamento gratuiti erogati via telefono. Un progetto promosso da She Works for Peace, organizzazione no-profit fondata dalla stessa Selene Biffi.
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L'idea di aprire una helpline telefonica nasce dalla volontà di Selene Biffi di rispondere alle esigenze e alle richieste delle donne afghane, soprattutto nelle zone rurali lontano dai grandi centri urbani. Richieste che si scontrato con un contesto di regole estreme che ingabbiano l'iniziativa femminile. Eppure, in questa nebbia diffusa, l'imprenditrice sociale italiana ha portato una luce, perché ancora una possibilità per le donne nell'odierno Afghanistan: creare micro-imprese gestibili tra le mura domestiche. Un'attività permessa dalle disposizioni attuali e un aiuto concreto per la sopravvivenza di molte famiglie.
L'Afghanistan è un Paese complesso, da sempre. Una leggenda racconta che sia nato dal materiale di scarto che avanzò a Dio dopo la creazione del mondo, gettato in angolo della Terra, quasi a caso. Un luogo della fede, in cui nacque il primo monoteismo universalista con Zarathustra e la prima cellula del buddismo resa globale dal re afghano Kanishka. Negli ultimi tempi, però, il Paese si ritrova a dover far fronte a innumerevoli necessità e limitazioni sociali, economiche e strutturali a ogni livello: 20 milioni di persone oggi sopravvivono unicamente grazie agli aiuti umanitari.
Non è quindi per niente facile prendere per mano e accompagnare le piccole imprenditrici afghane in questa foresta irta di ostacoli. Al di là delle regole stringenti, le aspiranti startupper devono fare i conti con la mancanza di accesso al credito, la bassa alfabetizzazione (intorno al 22%) e una povertà diffusa di competenze manageriali necessarie per lanciare e gestire una micro-impresa domestica. Ed è qui che entra in gioco il centralino pensato da Selene Biffi, Bale Khanom, che si pone come obiettivo l'assistenza diretta a 5mila micro-imprese a gestione femminile nell'arco di un anno. "Bale Khanom è il primo progetto di questo tipo in Afghanistan e ci auguriamo possa contribuire positivamente a creare impiego femminile e inclusione lavorativa diffusa, elementi necessari per la ricostruzione di un tessuto sociale ed economico a livello locale", spiega Selene Biffi.
Al momento sono sei le donne afghane che, lavorando come operatrici da casa, offrono il loro supporto alle donne imprenditrici o aspiranti tali per aiutarle a migliorare le loro conoscenze e competenze in ambiti quali management, marketing, sviluppo di prodotto, gestione finanziaria, raccolta fondi e molto altro. Non solo: le operatrici aiutano le donne a sviluppare anche le soft skill utili per la creazione, lo sviluppo e la crescita delle loro micro-imprese. Il centralino ideato da Selene Biffi offre un servizio unico grazie alla facilità di contatto (l'80% delle donne in Afghanistan ha accesso a un telefono cellulare) e può diventare un punto di riferimento importante per tante micro-imprenditrici. "Qualunque possa essere il problema nell'apertura di una micro-impresa domestica, una donna può chiamarci e avrà aiuto e assistenza tecnica via telefono in maniera totalmente gratuita". La tecnologia utilizzata dal progetto per la ricezione, lo smistamento e la valutazione delle telefonate è stata realizzata in collaborazione con Viamo, impresa sociale con focus su tecnologia e comunicazioni per i Paesi in Via di Sviluppo.
Non se lo vuol sentir dire, perché negli anni ha coinvolto tante persone nei suoi progetti creando una rete di operatori e volontari, ma Selene Biffi ha davvero cominciato e costruito tutto da sola. Premiata con il "Rolex Awards for Enterprise" e con il "Mother Teresa Memorial Award" - premio già assegnato al Dalai Lama e a Malala in passato - è la relatrice più giovane a essere selezionata per l'Europa al World Economic Forum (nel 2009): basterebbero i riconoscimenti e i meriti a descrivere l'imprenditrice sociale originaria di Monza e residente a Mezzago. Ma perfino tutti questi grandi risultati sono insufficienti a restituire la portata della sua forza gentile, che ha cambiato la vita a tante ragazze e ragazzi afghani con le loro famiglie. L'imprenditrice sociale ha lanciato la sua prima startup - una piattaforma per corsi online gratuiti rivolta ai giovani - a 22 anni con soli 150 euro, facendola poi crescere in 130 Paesi. L'hanno cominciata a chiamare la "maestra di Kabul" dopo che ha aperto la Qessa Academy (Accademia delle Storie in lingua dari) a Kabul, una scuola per cantastorie. Il recupero della cultura millenaria dell'Afghanistan attraverso lo storytelling tradizionale si trasforma in opportunità concrete di impiego per i giovani. Una roba mai vista a quelle latitudini. L'impegno di Selene va anche oltre: dopo la caduta di Kabul nell'agosto 2021, Selene si attiva per l'evacuazione di famiglie afghane (grazie a una "S" sulla mano). Al suo ritorno in Afghanistan, crea una rete informale a supporto di oltre 1.500 persone, principalmente vedove e orfani, disabili e anziani. Quando le donne le chiedono aiuto per poter lavorare, lancia il progetto di She Works for Peace, con l'obiettivo di riportare le donne e le loro capacità al centro della vita delle loro famiglie e della comunità. Il tutto tramite progetti innovativi che uniscono l'inclusione economica, la formazione tecnica e la partecipazione a livello locale.
Oltre che al coraggio e alla competenza di Selene Biffi, e alla collaborazione di chi lavora al suo fianco per She Works for Peace, il progetto del centralino ha potuto spiccare il volo grazie al supporto del Fondo di Beneficenza e opere di carattere sociale e culturale di Intesa Sanpaolo, da sempre attento a progetti che hanno come riferimento la solidarietà, l'utilità sociale e il valore della persona. Previsto dallo Statuto di Intesa Sanpaolo, il Fondo ha l'obiettivo di condividere con la comunità l'attenzione alla persona, ai diritti umani, alla solidarietà economica e sociale, allo sviluppo sostenibile, alla conservazione dell'ambiente e alla promozione delle iniziative culturali a favore delle fasce più svantaggiate. I fondi vengono assegnati sulla base di selezioni secondo puntuali meccanismi predefiniti e prevedono liberalità territoriali, indirizzate al sostegno di progetti e iniziative di impatto locale, e liberalità centrali riferite al sostegno di progetti di più ampio rilievo. L'attività si svolge all'interno dell'adesione del Gruppo al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite.