In alcuni villaggi, donne e ragazze sono state rapite o fatte oggetto di violenza sessuale. Dal 25 agosto oltre 580mila sono scappati in Bangladesh
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Le forze di sicurezza birmane hanno ucciso centinaia di persone nell'ambito di una campagna sistematica per espellere dal Paese la minoranza musulmana dei rohingya. La denuncia viene da Amnesty international. Per il suo rapporto, diffuso oggi, l'organizzazione umanitaria ha intervistato più di 120 rohingya fuggiti alle violenze. In alcuni villaggi, donne e ragazze sono state rapite o fatte oggetto di violenza sessuale.
Le centinaia di uccisi comprendono uomini, donne e bambini. Nel suo rapporto Amnesty international fa un appello per un embargo alle armi nel Paese e per il perseguimento penale dei responsabili del massacro. L'organizzazione umanitaria spiega che le forze di sicurezza birmane hanno circondato villaggi, sparato su persone in fuga e poi dato alle fiamme le case, facendo morire carbonizzati gli anziani, gli ammalati e i disabili, impossibilitati a scappare.
I testimoni hanno ripetutamente descritto una mostrina sulle uniformi dei loro assalitori che corrisponde a quella indossata dalle truppe del Comando occidentale della Birmania. La 33/a divisione di fanteria e la polizia di frontiera, che indossano un'uniforme blu mimetica, sono state anch'esse, secondo il rapporto di Amnesty, spesso coinvolte in attacchi contro villaggi, insieme con bande di vigilanti buddisti. Sono più di 580mila i rohingya fuggiti in Bangladesh dal 25 agosto.