Il marito della regina Elisabetta era tra i padri fondatori dell'organizzazione internazionale e ne fu presidente dal 1981 al 1996, dopo aver appeso al chiodo il fucile da caccia
Il principe Filippo a Roma nel 1995, alla riunione del board Wwf © Ansa
"Credo di poter dire di aver avuto un sincera amicizia con Filippo d'Edimburgo. "Era un paladino dell'ambiente ante litteram", oltre che un ex cacciatore pentito. Anche il mondo degli animalisti e degli ecologisti piange il principe scomparso a 99 anni. Un ricordo sentito arriva dal Wwf e dalle parole di Fulco Pratesi, presidente onorario e tra i fondatori del Wwf Italia. "Ho avuto modo di avere spesso incontri e di ammirare la sua semplicità, il suo humour, - ha detto Pratesi. - Il nostro comune passato di cacciatori pentiti e l'amore per la natura mi consentirono di frequentarlo spesso". Dell'associazione Filippo fu tra i padri fondatori e presidente dal 1981 al 1996; attualmente ne era presidente emerito.
"Credo di poter dire di aver avuto un sincera amicizia con Filippo d`Edimburgo, che era più anziano di me di 13 anni", afferma Pratesi.
"Ricordo negli anni '70 - aggiunge Pratesi - un'escursione al Parco Nazionale d`Abruzzo dove arrivò con un solo collaboratore e abitò con noi in un Motel Agip che preferì al Grand Hotel dove soggiornavano i turisti ricchi. Poi in una lunga salita in montagna dove, miracolosamente, riuscimmo a osservare due orsi marsicani al pascolo che il marito della Regina riprese con una minuscola macchina fotografica".
"In viaggio all’Oasi Wwf di Palo Laziale, - continua Fulco Pratesi, - invitati dalla principessa Nicoletta Odescalchi, nell'auto dell'ambasciata britannica, mi chiese cosa significassero le schioppettate dei cacciatori che risuonavano lungo la via Aurelia. Ne fu indignato".
"In un volo nel suo aereo da Roma a Londra, nel quale si metteva sempre alla cloche ai decolli e agli atterraggi, parlavamo di natura e di animali da salvare. In una delle visite al Wwf di Roma (nel 1995 incontrò tutto lo staff, visitando l'ufficio) ci disse che se fosse stato distrutto il Colosseo, disponendo di disegni e rilievi, si sarebbe potuto in qualche modo ricostruirlo. Se si fosse estinto il rinoceronte indiano (allora in grave pericolo) nemmeno Dio avrebbe potuto rifarlo", conclude Pratesi nel suo omaggio a Filippo di Ediburgo.