Il Regno Unito segue la mossa degli Stati Uniti e dopo 20 anni lascia le basi militari in Afghanistan. Ma nel paese resta la minaccia dell'estremismo
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"Tutte le truppe britanniche assegnate alla missione Nato in Afghanistan ora stanno tornando a casa". Alla Camera dei Comuni il primo ministro britannico Boris Johnson ha ufficializzato la fine della missione militare iniziata nel 2001. Senza rivelare maggiori dettagli sulle tempistiche, Johnson ha assicurato che "la maggior parte del personale è già partita".
Fonti della difesa inglese hanno specificato che la segretezza dell'azione è stata richiesta da Washington per motivi di sicurezza operativa. C'è chi ha comunque criticato le modalità, sostenendo che ritirarsi di nascosto rappresenti un insulto ai veterani caduti in battaglia. Un'uscita rapida e poco rumorosa degli ultimi contingenti rimasti sul territorio, a 20 anni di distanza dall'11 settembre e da quell'invasione, al fianco degli Stati Uniti, che diede inizio alla "guerra al terrorismo". Un ventennio che secondo i media britannici è costato la vita a 457 soldati.
La Gran Bretagna lascerà soltanto un ridotto numero di truppe a Kabul per supportare la protezione Usa ai corpi diplomatici. Secondo il Guardian, in seguito al recente ritiro della NATO dalla base aerea di Bagram, la RAF (l'aeronautica militare del Regno Unito) potrebbe spostarsi fuori dai confini dell'Afghanistan e offrire supporto aereo da lì. Una mossa che, prosegue il quotidiano britannico, comporta una grave perdita di efficacia per l'esercito afghano, che combatte per respingere l'avanzata dei talebani.
La decisione di Londra è una diretta e naturale conseguenza della partenza dell'esercito americano annunciata in aprile dal presidente Biden, e arriva in un momento in cui, per effetto del vuoto venutosi a creare nelle aree rurali nel Paese, i talebani stanno rapidamente guadagnando territorio. Da settimane gli estremisti islamici conquistano interi distretti anche senza l'uso della forza, trovando davanti a sè sparuti contingenti di un esercito afghano indebolito e demoralizzato. Nella giornata del 5 luglio le forze di sicurezza locali sono state attaccate dai talebani e costrette alla ritirata nei pressi del confine col Tagikistan: un'area che, dopo qualche settimana di scontri, è comunque finita quasi interamente sotto il controllo talebano.
E mentre un rapporto dell'Intelligence americano sostiene che i talebani potrebbero riconquistare Kabul tra i sei mesi e i dodici mesi dopo la partenza delle forze Usa, ad oggi non è ancora stata siglata alcuna intesa che regoli le future relazioni tra governo centrale e insorti.