La denuncia di Amnesty International: "Agghiacciante disprezzo per il diritto alla vita, questo Paese è uno dei primi carnefici al mondo"
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L’Arabia Saudita ha già giustiziato oltre 100 persone dall'inizio dell'anno, secondo le stime dell'organizzazione per i diritti umani Amnesty International. "Agghiacciante disprezzo per il diritto alla vita, questo Paese è uno dei primi carnefici al mondo", ha detto Heba Morayef, direttrice per il Medio Oriente e il Nord Africa del movimento no-profit. Il numero a tre cifre non rispetterebbe la promessa della monarchia del Golfo di limitare l'uso della pena di morte.
L'agenzia di stampa saudita riferisce regolarmente il numero delle esecuzioni effettuate nel Paese arabo, che ha raggiunto quota 102. Il timore di Amnesty International è che i dati siano in realtà molto più alti, considerando la sottostima dei casi per il 2022. L'anno scorso l'Arabia Saudita ha giustiziato 196 persone, una quantità tre volte superiore al 2021 e sette volte rispetto al 2020. Il trend delle esecuzioni è in crescita: "Solo ad agosto sono state uccise in media 4 persone a settimana", ha riferito la direttrice dell'associazione. La notizia preoccupante, secondo Amnesty, è che la pena di morte viene applicata anche per i motivi più futili, per esempio per post pubblicati sui social network.
Secondo Amnesty International, le autorità saudite continuerebbero a giustiziare le persone nonostante la promessa di limitare tale condanna ai casi in cui fosse obbligatoria per la legge islamica, come l'omicidio o lo stupro. L'organizzazione ha anche denunciato condanne per reati legati alla droga, le quali violano il diritto internazionale non rientrando tra i "crimini più gravi". L'associazione teme per l'incolumità dei giovani nel braccio della morte per trasgressioni commesse quando avevano meno di 18 anni. Sebbene in un comunicato della Commissione Saudita del 2020 si legga che nessun minore rischi la vita, l'associazione no-profit denuncia che continua a registrare anche casi di questo genere.