Avrebbero agito da intermediari per il narcotrafficante colombiano José Piedrahita. Il giudice ha disposto la confisca dei beni per un valore di 2 milioni di dollari
Avevano entrambi cambiato nome e lui giurava di non voler seguire le orme del padre, "molto lontano dall'essere un eroe". Eppure, per la giustizia Argentina, la moglie e il figlio di Pablo Escobar sarebbero colpevoli di riciclaggio di denaro. Assieme all'ex calciatore colombiano Mauricio Serna, avrebbero agito da intermediari proprio per un narcotrafficante, José Piedrahita. Per ora restano fuori dal carcere, ma il giudice ha disposto il sequestro dei beni per un valore complessivo di circa due milioni di dollari.
Nel 1993 il cambio di vita Quando il re del narcotraffico morì, nel 1993, la moglie Victoria Henao e il figlio Juan Pablo Escobar Henao scapparono dalla Colombia al Mozambico e poi si stabilirono in Argentina. Temendo per la propria incolumità, cambiarono i nomi in Maria Isabel Santos Caballero e Juan Sebastian Marroquin Santos. Combinazioni che costruirono scorrendo a caso l’elenco del telefono. Da quel momento, Juan Pablo ha rimarcato in tutti i modi la propria presa di distanza rispetto alle attività criminali del padre. Ha addirittura giurato di non seguire mai le orme di quello che è stato uno dei trafficanti di droga più ricercati al mondo. Non solo, ha viaggiato per tutto il Sud America, tenendo discorsi contro la violenza e in favore di una riforma delle politiche in materia di sostanze stupefacenti.
Nel 2016 ha pubblicato il libro "Mio padre: Pablo Escobar", dove racconta tutto quello che ha visto e vissuto da bambino, a fianco del celebre genitore. "Sarei potuto diventare un Pablo Escobar 2.0", ha detto, come riporta il Daily Mail, "invece ho scelto di fare l’architetto, il designer e ora lo scrittore".
Le accuse Secondo il giudice argentino Nestor Barral, invece, sembra che Juan Pablo abbia deciso di fare anche l’intermediario per un criminale colombiano. Assieme alla madre e a Mauricio Serna, ex giocatore nella nazionale di calcio colombiana, avrebbero aiutato il narcotrafficante José Piedrahita a riciclare denaro. Lo facevano grazie a possedimenti in Argentina e a un noto locale di tango.
Il criminale è già stato arrestato a settembre in Colombia, il suo Paese d'origine, e sta aspettando di essere estradato negli Stati Uniti. Gli altri tre invece per ora sono ancora fuori dal carcere, ma il Tribunale ha disposto la confisca dei beni per un valore di un milione di dollari a testa.