Mentre il presidente azero Ilham Aliyev festeggiava la vittoria militare nella capitale Baku, migliaia di armeni fuggivano dalle loro case nella regione separatista verso Yerevan
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L'Armenia ha dichiarato che finora sono arrivati 20mila rifugiati dal Nagorno-Karabakh, l'enclave separatista a maggioranza etnica armena sconfitta la settimana scorsa da un'offensiva lampo dell'Azerbaigian. "Al momento, decine di migliaia di persone sfollate con la forza hanno attraversato il Paese", ha dichiarato il vice primo ministro Tigran Khachatryan. La vittoria di Baku è stata lodata anche dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, alleato del leader azero Ilham Aliyev nel conflitto scoppiato nel 2020.
Negli ultimi giorni decine di migliaia di armeni provenienti dal Nagorno-Karabakh, la piccola regione contesa da Armenia e Azerbaijan, hanno lasciato le loro abitazioni dopo l'operazione militare che visto l'esercito azero prendere il controllo della maggior parte del territorio. Mentre il governo di Yerevan sta pianificando lo spostamento di chi è rimasto senzatetto dalla zona, il primo ministro armeno ha parlato di "pulizia etnica dalla regione".
Il presidente azero Aliyev ha ospitato la sua controparte turca Erdoğan nel territorio autonomo di Nakhchivan tra Armenia, Iran e Turchia. "È un orgoglio che l’operazione sia stata completata con successo in poco tempo", ha detto il leader di Ankara, storico sostenitore dell'Azerbaijan, Paese con cui condivide religione e cultura musulmana. I due hanno in programma un accordo sulla costruzione di un gasdotto tra i due Paesi attraverso la regione azera di Nakhchivan, un progetto che concretizzerebbe il collegamento con il "mondo turco".
Aliyev avrebbe promesso il pieno rispetto dei diritti degli armeni etnici nel Nagorno-Karabakh, ma a Yerevan non basta: al momento punta il dito contro il Cremlino per non aver portato a termini le operazioni di pace che avrebbero impedito la vittoria di Baku. "La leadership armena sta commettendo un errore cercando di distruggere i legami secolari dello Stato con la Russia e tenendo il Paese in ostaggio dei giochi politici dell'Occidente", ha detto un portavoce di Mosca.
Il Cremlino aveva sin dall'inizio mantenuto un’alleanza militare e strategica con l'Armenia, fino a quando Yerevan non ha criticato "l'assoluta indifferenza" della Russia alle aggressioni dell'Azerbaijan e ha confermato l'invio di aiuti a Kiev. I due Paesi, oltre a essere alleati nel conflitto, condividono anche lo stesso credo della Chiesa cristiano-ortodossa. Così come Turchia e Azerbaijan, gli schieramenti hanno da entrambe le parti radici più profonde legate a una comunione che va oltre l'ambito militare. Gli Stati Uniti, intanto, hanno denunciato la loro "profonda preoccupazione per le condizioni umanitarie nella regione separatista", chiedendo un libero accesso per i soccorsi e il traffico commerciale.
Gli Stati Uniti hanno annunciato un pacchetto di aiuti umanitari da 11,5 milioni di dollari per assistere le comunità del Caucaso meridionale, inclusi i residenti della regione del Nagorno-Karabakh. I finanziamenti sono stati annunciati dall'amministratrice dell'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid), durante una visita a Kornidzor, in Armenia. Gli aiuti includono medicinali, beni di prima necessità, strutture per l'accoglienza, soldi e dispositivi per l'igiene personale, per i rifugiati in arrivo dal Nagorno-Karabakh.