Il racconto di Yonjae Oh, 38 anni, ex pescatore e contadino nordcoreano, fuggito dal regime di Pyongyang nel 2005 e oggi riparato in Giappone
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"Sapevo di non avere libertà, di vivere sotto una dittatura. Mi sentivo soffocare. Era il 2005: ho pagato una guardia di confine e sono fuggito. La prima cosa che ho trovato è stato Dio. Quello vero, non Kim Jong Il". Così Yonjae Oh, 38 anni, nordcoreano, ex pescatore e lavoratore nei campi, racconta a Tgcom24 come è fuggito dal regime di Pyongyang.
"All'epoca i militari in servizio al confine aiutavano chi voleva fuggire: i soldati non guadagnavano molto, i soldi che prendevano, li spedivano alle loro famiglie per poterle far vivere meglio. Avevo deciso di andarmene perché volevo vivere liberamente: io abitavo in un villaggio vicino al confine con la Cina e, in passato, ero già riuscito a passare la frontiera di nascosto. E avevo visto la differenza rispetto alla nostra vita".
Yonjae Oh oggi vive in Giappone dove è arrivato grazie alla Lfnkr (Life Funds for North Korean Refugees), Ong di Tokyo che si occupa di aiutare chi vuole fuggire dalla Corea del Nord. "Da quando è nata l'associazione, nel 1998, abbiamo aiutato circa 300 nordcoreani. Alcuni sono rimasti in Giappone, altri sono andati in Cina, la maggior parte ha invece preferito andare in Corea del Sud" racconta Hiroshi Kato, direttore di Lfnkr.
Difficile avere dati ufficiali su quante persone siano fuggite dalla Corea del Nord dalla fine della Guerra di Corea a oggi. Secondo il governo sudcoreano, i rifugiati entrati nel Paese (una delle mete più scelte dai nordcoreani in fuga) nel 2011 sono stati 2.737 e nel 2012 1.508 per un totale di 21.608 persone da quando la Corea è stata divisa fra Nord e Sud.
"In Corea del Nord - racconta Yonjae Oh - vivono ancora i miei genitori e i miei fratelli. Oggi, dato che in Corea del Nord le famiglie con membri rifugiatisi all’estero sono molte, non vengono più punite. Tuttavia i parenti dei rifugiati sono tenuti costantemente sotto controllo".
Riesce ad avere dei contatti con loro?
"I miei genitori vivono nei pressi del confine con la Cina, e riescono a comunicare tramite un cellulare illegale (in Corea del Nord è severamente proibito possedere un telefono cellulare, ndr). Nella zona di confine operano infatti numerosi contrabbandieri che possiedono dei cellulari che fanno usare anche ad altri".
Cosa si sa in Corea del Nord della dittatura e quali notizie filtrano dall'estero?
"Molti nordcoreani sanno quale sia la situazione perché, soprattutto in zone di confine, si prende la radio cinese e, un po' ovunque, si riesce a vedere di nascosto la tv sudcoreana. Il popolo nordcoreano sogna la libertà: da noi anche per andare a trovare i parenti bisogna chiedere un permesso, così come per scegliere il luogo dove vivere".
Cosa le succederebbe se tornasse in Corea Del Nord?
"Se tornassi, finirei in un campo di prigionia".
In Italia si parla di questi campi di prigionia per dissidenti politici, ma non ci sono conferme ufficiali. Esistono quindi? La popolazione nordcoreana sa della loro esistenza?
"In Corea del Nord ci sono dei campi per prigionieri politici e i nordcoreani lo sanno. Si può essere deportati in uno di questi campi per qualsiasi tipo di azione contraria al regime. E nei campi non finisce solo chi ha commesso l'azione, ma anche i parenti, fino all'ottavo grado".
"Nessuno conosce esattamente il numero delle persone tenute nei campi di prigionia a parte le autorità nord coreane - spiega Hiroshi Kato del Lfnkr - che non rendono pubblici questi dati. Stando alle ultime stime di Amnesty International, ci sarebbero 200mila prigionieri, divisi fra 10-16 campi". Si può essere rinchiusi "se si è sospettati di essere contro la politica del governo o di non essere fedeli a Kim Jong Un o alla sua famiglia - continua Kato -. I nordcoreani fortunatamente non sono stupidi: sanno come comportarsi e come fingere per evitare che il regime li punisca duramente".
Esistono dei gruppi di dissidenti?
"Non alla luce del sole. Quando è andato al potere Kim Jong Il (padre dell'attuale leader nordcoreano, Kim Jong Un, ndr), chi si opponeva al regime è stato mandato nei campi di prigionia. Gli studenti che frequentavano all’estero l’Università militare russa sono stati eliminati dai militari nordcoreani e i criminali comuni sono stati tutti deportati".
Come è la sua vita oggi? Qual è stata la prima cosa che ha fatto dopo essere scappato dalla Corea del Nord?
Ora sono libero e felice, qui in Giappone posso vivere ottenendo qualcosa grazie ai miei sforzi, perché in Corea del Nord pur lavorando non si riesce neppure a mangiare. La prima cosa che ho fatto dopo essere fuggito? Ho conosciuto Dio, quello vero (Kim Jong Il in patria era reputato una sortà di divinità, così come i membri della sua famiglia, ndr).