"La raccapricciante brutalità delle torture che queste ragazze hanno subito lungo questi dieci anni - spiega un portavoce degli investigatori - sono al di là di ogni umana comprensione"
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Ariel Castro, l'orco di Cleveland, ha creato a casa sua "una camera della tortura che per dieci anni è stata una prigione privata nel cuore della città". Così la polizia sintetizza i dettagli che l'uomo sta fornendo negli interrogatori delle ultime ore. "La raccapricciante brutalità delle torture che queste ragazze hanno subito lungo questi dieci anni - spiega un portavoce degli investigatori - sono al di là di ogni umana comprensione".
Le tre ragazze incatenate in cantina - Da quanto emerso, le tre donne sarebbero, subito dopo il rapimento, state incatenate in cantina. Solo in un secondo momento Castro avrebbe permesso loro di vivere in casa. E solo due volte, nel corso dell'intera prigionia, le tre sarebbero state portate fuori dalla casa.
Castro inoltre ha sempre cercato di limitare il più possibile i rapporti fra le tre ragazza, facendole vivere in stanze diverse. Spesso inoltre Castro le monitorava, anche mettendo alla prova la loro "disciplina": spesso infatti, racconta una fonte vicina alle indagini, fingeva di allontanarsi da casa, per poi farvi ritorno e controllare se una delle ragazze aveva provato a scappare.
Il procuratore vuole chiedere la pena di morte per Castro - Castro avrebbe confessato gran parte dei reati di cui è accusato (dai rapimenti agli stupri), ma questo non potrebbe bastare a salvarlo. Il procuratore che segue il caso, Tim McGinty, ha annunciato infatti di voler chiedere la pena di morte "per il rapimento e per aver provocato diversi aborti".
Secondo McGinty se sarà possibile dimostrare che una delle donne, così come riferito in queste ore alla polizia, sia stata prima malnutrita per settimane e poi picchiata sull'addome allo scopo di farla abortire, allora si potrà ipotizzare l'accusa di omicidio aggravato, reato per il quale è prevista la pena capitale.