Pronta anche una bozza di ultimatum a Damasco: si mettano al bando le armi chimiche. E intanto Letta insiste con Obama: "E' ancora possibile trovare uno sbocco politico alla crisi"
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Gli Stati Uniti sarebbero pronti a lanciare contro la Siria un attacco aereo su larga scala, con obiettivi più estesi di quanto previsto. Sono queste le notizie che filtrano da Washington, mentre spunta anche una bozza di ultimatum a Damasco: al regime verrebbero garantiti 45 giorni di tempo, entro i quali Assad avrebbe l'obbligo di sottoscrivere la messa al bando delle armi chimiche. Altrimenti, scatterà la reazione militare americana.
Letta a Obama: possibile la via politica - Enrico Letta però ha insistito con Barack Obama sulla possibilità di trovare ancora una soluzione politica alla crisi siriana, come riferiscono fonti di governo che rivelano i contenuti del colloquio fra il premier e il presidente Usa, a margine del G20. "Ci sono ancora margini di manovra per un'azione dell'Onu", ha detto il premier al presidente Usa
La bozza - A dettare i termini dell'ultimatum a Damasco è una nuova bozza di risoluzione firmata da due senatori democratici moderati, Joe Manchin, eletto in West Virginia, e Heidi Heitkamp, senatrice del North Dakota.
Si tratterebbe di una sorta di ultimatum che fermerebbe le lancette del raid già stabilito da Obama, rilanciando così la palla alla Siria. Una sorta di sfida politica ad Assad, ma anche un'apertura di credito perché il presidente siriano metta finalmente nero su bianco il rispetto delle regole.
Secondo molti osservatori, una proposta di questo tipo potrebbe in teoria essere accolta da molti senatori che al momento sono indecisi perché da un lato sono contrari al ricorso immediato della forza e dall'altro non se la sentono di rifiutare definitivamente l'opzione militare.
Abc: Usa pronti all'attacco - Citando fonti del Security Team della Casa Bianca, Abc News fa sapere dunque che gli Stati Uniti starebbero preparando un attacco aereo su larga scala in Siria, utilizzando missili sparati da aerei bombardieri B2 e B52 decollati dagli Usa. L'operazione dovrebbe durare almeno due giorni e sarebbe decisamente più ampia quindi rispetto a quanto sinora trapelato.
Si allarga la lista degli obiettivi in Siria - Il Pentagono avrebbe insomma allargato la lista degli obiettivi in Siria, come scrive anche il New York Times, allo scopo di indebolire la capacità di Assad di utilizzare armi chimiche. Questo significa espandere oltre i 50 (è questo il numero dei siti che facevano parte dell'originale lista dei bersagli, preventivamente stabilita con i francesi) quello degli obiettivi dell'attacco.
Per la prima volta gli Usa parlano di utilizzare aerei americani e francesi per colpire specifici bersagli, in aggiunta alla flotta navale "Tomahawk", la squadra di navi americane già schierate davanti alla Siria. E c'è un rinnovato impegno a cercare di coinvolgere nel progetto altre forze Nato.
Gli attacchi verrebbero rivolti non contro le scorte di armi chimiche, il che significherebbe rischiare una catastrofe, ma piuttosto contro le unità militari che hanno immagazzinato e preparato le armi chimiche e attuato gli attacchi contro i ribelli, come anche contro le sedi che sovrintendono agli attacchi stessi. Il generale Martin E. Dempsey ha detto che altri obiettivi riguarderebbero le attrezzature utilizzate dalla Siria per proteggere le armi chimiche, come missili e razzi a largo raggio, che possono anche trasportare le stesse armi.
Parlamento Damasco a Congresso Usa: votate no alla proposta di Obama - Il Parlamento siriano si è rivolto al Congresso Usa chiedendo di votare contro la proposta del presidente Obama di condurre attacchi militari contro obiettivi del regime, come ha riferito la tv di Stato citando il presidente dell'Assemblea del Popolo Jihad al Lahham.
Cina e Russia ribadiscono il loro no all'attacco - E intanto, a margine del G20 di San Pietroburgo, è intervenuto il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, dicendo che molti Paesi capiscono che l'attacco militare contro la Siria distruggerà le possibilità di raggiungere una soluzione politica o di organizzare una conferenza di pace. E il leader cinese Xi Jinping aggiunge: "La crisi in Siria non si risolve con i bombardamenti. Spero che prima di agire alcuni Paesi ci pensiono due volte. Una soluzione politica è l'unica via da seguire".
Ma un invito agli Usa a frenare arriva anche dalla Lega Araba: l'inviato speciale della Lega e dell'Onu, Lakhdar Brahmi, ha detto infatti che nessun Paese può prendere la legge nelle sue mani: bisogna avere l'approvazione del consiglio di sicurezza dell'Onu per un'azione militare.