VIOLENZA SU BUS

Stupro shock in India, 4 condanne a morte

New Delhi, la vittima era deceduta per le ferite in seguito alla violenza dei giovani

13 Set 2013 - 11:51
 © -afp

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Un tribunale speciale indiano ha condannato a morte a New Delhi i quattro imputati dello stupro di gruppo in dicembre ai danni di una studentessa di 23 anni. La ragazza, violentata su un autobus, era poi deceduta dopo giorni di agonia in un ospedale di Singapore per la gravità delle ferite riportate.

I quattro, che saranno sottoposti a impiccagione, sono Mukesh Singh, 26 anni, Vinay Sharma, 20 anni, Pawan Gupta, 19 anni, e Akshay Thakur, 28 anni. Si tratta del primo caso di condanna capitale per reati sessuali inflitta dopo l'inasprimento delle pene decisa in seguito all'ondata di brutali violenze nel Paese.

C'è un quinto imputato, minorenne al momento dei fatti, che è stato condannato il 31 agosto a tre anni di riformatorio, pena massima prevista dal codice penale indiano per i minori di 18 anni.

In marzo, infine, Ram Singh di 33 anni, alla guida dell'autobus su cui fu commesso lo stupro di gruppo e considerato l'ideatore dell'assalto, si è apparentemente suicidato nella cella del carcere dove era detenuto.

L'avvocato: "Faremo ricorso" - Il difensore di due dei quattro imputati, l'avvocato A.P. Singh, ha detto che intende fare ricorso contro la sentenza. Ai giornalisti fuori dal tribunale di Saket, ha detto che "certamente ci rivolgeremo all'Alta Corte di Delhi". Anche i condannati dei tribunali speciali indiano hanno il diritto di ricorrere all'Alta Corte e alla Corte Suprema.

I genitori della vittima: "Fatta giustizia" - I genitori della giovane hanno espresso la loro soddisfazione per la sentenza. La madre della vittima ha detto che "sono in parte sollevata da questa tragedia, perché sento che giustizia è stata fatta". Il padre ha ringraziato "le forze dell'ordine, i media e la gente che ci ha accompagnato in questi difficili momenti".

La vicenda - La brutta storia risale al 16 dicembre 2012, quando una giovane studentessa del settore paramedico, ribattezzata dai media "Nirbhaya" (Colei che non ha paura), dopo essere andata al cinema in un quartiere a sud di New Delhi, accettò di salire con il fidanzato su un autobus privato per tornare a casa.

A bordo dell'automezzo si trovavano i sei imputati che, dopo aver immobilizzato e malmenato l'uomo, si abbandonarono in modo selvaggio a inenarrabili violenze nei confronti della giovane, utilizzando fra l'altro anche una sbarra di ferro. I due giovani furono poi abbandonati seminudi al margine di una strada. La ragazza morì quasi due settimane dopo in un ospedale di Singapore per le ferite riportate.

Il caso ha profondamente scosso la società indiana e internazionale, contribuendo a infrangere il muro di omertà che esiste in India sul tema della violenza sessuale contro le donne, comprese bambine in tenera età.

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