Dovere religioso?

Jihad sessuale, è verità o propaganda?

Spuntano video che smentiscono le testimonianze di alcune ragazze. Qualcuno parla di una forma di propaganda anti-islamista

30 Set 2013 - 15:32
 © Ap/Lapresse

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E se fosse tutto falso? E se nessuna fatwa incitasse le fondamentaliste musulmane a lasciare casa e famiglia per andare in Siria e soddisfare le "esigenze sessuali" dei ribelli? Il dubbio è più che legittimo, dubbio motivato sia dall'impossibilità di trovare traccia dell' "editto" stesso che da altri indizi. Ad esempio c'è chi dubita dell'originalità dei filmati siriani dove si vedono jihadiste raccontare la loro esperienza tra i ribelli: nel video diffuso dal canale tv Al Arabiya, si vede una delle giovani militanti che sembra concordare i dettagli del suo racconto. A istruirla un tecnico della produzione.

Questo video si aggiunge alla notizia, diffusa da siti vicini ai ribelli, che anche l’intervista a Rawan Qadah sarebbe un falso. Secondo queste fonti la minorenne -  che aveva raccontato di essere stata incoraggiata dal padre ad avere rapporti con i jihadisti - sarebbe stata costretta dal regime a fare queste dichiarazioni. Sembra, infatti, che la giovane sia stata catturata dalle forze di sicurezza siriane poco prima di apparire in televisione nei pressi della sua scuola. Lo stesso sarebbe accaduto anche a Sarah Khaled al-Alawo, arrestata all’università di Damasco perché contraria ad Assad, che aveva raccontato di avere fatto sesso con i combattenti islamisti di “Al Nousra”.

Le conferme - Nonostante questi dubbi sulle interviste trasmesse in Siria, l’esistenza del “jihad sessuale” era stata confermata da alcuni studiosi autorevoli e da diverse personalità politiche. Pochi giorni fa Il ministro degli interni tunisino aveva denunciato che diverse ragazze provenienti dal suo Paese erano andate in Siria per “soddisfare le esigenze sessuali” dei combattenti. Secondo Lotfi ben Jeddou le giovani “avevano avuto rapporti sessuali con 20, 30, 100 ribelli”. La sua denuncia aveva anticipato quella del Muftì di Tunisi, che in aprile aveva chiesto al governo di intervenire per impedire alle ragazze di unirsi alle milizie ribelli per soddisfare le loro “esigenze sessuali”.

Questa autorità religiosa aveva definito questa pratica “una vera e propria prostituzione” e aveva chiesto all'esecutivo di intervenire. Secondo quanto spiegano gli esperti, il jihad sessuale sarebbe considerato lecito in alcuni ambienti islamisti. Questo sarebbe sancito da matrimonio temporaneo, che dura poche ore e consente di avere un rapporto senza violare alcuna norma religiosa. In arabo la chiamano “jihad al Nikah” e sarebbe stata confermata anche da alcune associazioni di donne islamiche.

Qual è la verità? Dietro la diffusione delle notizie sul “jihad sessuale” ci sarebbe il tentativo di Damasco e Tunisi di screditare gli islamisti radicali. Questo è il tema perfetto per attaccare gli islamisti più radicali, mostrando come questi usino l’Islam per convincere delle ragazze molto giovani e spesso bisognose a prostituirsi per loro, attribuendo a questa pratica un valore religioso. Dall’altra è possibile che questo fenomeno esista davvero, ma che sia in realtà circoscritto. Non ci sarebbe da stupirsi a scoprire che qualcuno sfrutta l’ignoranza di alcune ragazze giovani per giustificare delle pratiche che non esistono nella tradizione islamica.

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