Il primo ministro era stato prelevato da uomini armati in un hotel di Tripoli. Dopo il suo rapimento, la Nato era pronta a intervenire
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Il premier libico Ali Zeidan è stato rilasciato. Lo riferiscono fonti della sicurezza. Secondo l'agenzia Lana, Zeidan è stato consegnato alla sicurezza dell'ufficio del presidente del Congresso nazionale libico. Il primo ministro era stato prelevato da un gruppo di ex ribelli all'hotel Corinthia di Tripoli. "Sto bene, le milizie che mi hanno catturato volevano le mie dimissioni", ha scritto su Twitter Zeidan.
Il premier è già tornato nel suo ufficio, nella sede del governo, ed è stato ripreso dalla televisione libica. Vertice a Palazzo Chigi tra Letta e i ministri per valutare gli ultimi sviluppi nel Paese. All'incontro Angelino Alfano (Interno), Emma Bonino (Esteri) e Mario Mauro (Difesa), oltre ai i vertici dei Servizi.
La Procura: puniremo i colpevoli - Le procedure dell'arresto sono "illegali e chi si è reso responsabile di questa azione ne dovrà rispondere", ha detto all'agenzia libica Lana una fonte dell'ufficio del procuratore generale di Tripoli, confermando che la Procura non ha emesso alcun mandato di arresto. Per farlo, ha spiegato la fonte, è necessaria la revoca dell'immunità del premier da parte del Congresso nazionale.
Il governo: "Non cederemo a ricatti" - Il sequestro "non avrà effetti sulla legittimità dello Stato libico e delle sue istituzioni", ha dichiarato il vicepremier libico Siddiq Abdel Karim dopo una riunione d'emergenza dell'esecutivo e poco prima del rilascio di Zeidan. Karim ha condannato "questi atti criminali", "contrari agli interessi del Paese e agli obiettivi della rivoluzione del 17 febbraio". In precedenza il governo ad interim aveva dichiarato che "non cederà a ricatti da parte di terzi".
Zeidan storico oppositore di Gheddafi - Il 63enne premier, prelevato in hogel da uomini armati, era stato designato alla guida del governo dal Congresso generale nazionale libico il 14 ottobre 2012. Prima della rivoluzione del 17 febbraio 2011, che portò alla caduta del dittatore Muammar Gheddafi, Zeidan fu negli anni Settanta diplomatico del regime di Gheddafi in India fino alla sua defezione e il suo esilio in Svizzera e Germania, nel 1980, e la sua adesione al "Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia", movimento in prima linea di opposizione al regime.
Per oltre 30 anni anti-gheddafiano, Zeidan è stato un avvocato per i diritti umani a Ginevra e considerato da molti come un liberale. Durante la rivoluzione ha ricoperto il ruolo di inviato in Europa per il Consiglio nazionale di Transizione (Cnt) ricoprendo un ruolo chiave nel convincere l'allora presidente francese Nicolas Sarkozy a sostenere le forze contro il Colonnello. Dopo la rivoluzione era rientrato in Libia, dove divenne parlamentare.
In seguito ai tentativi falliti dell'ex premier Mustafa Abu Shagur di formare un governo accettato dalle varie fazioni politiche, Zeidan diede le dimissioni dal Congresso generale nazionale e si candidò a premier avendo la meglio su Muhammed Al Harare, il candidato favorito del Partito giustizia e costruzione.
Zeidan, che ha avuto il sostegno della coalizione dei leader liberali del Fronte per l'Alleanza nazionale per la sua nomina a primo ministro, si disse pronto a prendere in considerazione anche il punto di vista dei Fratelli musulmani. Nel suo ruolo di premier, ha dovuto affrontare l'arduo compito di ripristinare i servizi di base e, soprattutto, la sicurezza, disarmando le varie milizie e gli ex ribelli, i protagonisti della rivoluzione che ha portato alla cattura e all'uccisione di Gheddafi.