DIRITTI NEGATI

Schiavi nel 2013: sono 30 milioninel mondo, quasi la metà in India

Il triste conteggio è stato realizzato da Walk Free, un'organizzazione australiana che tra i suoi sostenitori ha Hillary Clinton e Bill Gates

17 Ott 2013 - 08:49
 © Ap/Lapresse

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Sono trenta milioni nel mondo le persone che vivono in condizioni di schiavitù. E l'India, con quasi la metà dei suoi abitanti in condizioni di asservimento, è in testa alla prima classifica di questo tipo, che è stata pubblicata da Walk Free. Tre schiavi su quattro vivono in Asia, ma, sottolinea l'organizzazione che ha sede in Australia, "nessun continente è risparmiato" da questa piaga.

Secondo l'indagine pubblicata a Londra dall'organizzazione, sostenuta dall'ex segretario di Stato Usa Hillary Clinton e dal cofondatore di Microsoft e filantropo Bill Gates, in India ci sono 14 milioni di schiavi, in Cina 2,9 e in Pakistan oltre 2 milioni. Seguono la Nigeria, l'Etiopia, la Russia, la Thailandia, la Repubblica democratica del Congo, la Birmania e il Bangladesh. In questi dieci Paesi vivono ben 22 tra i 29,8 milioni di persone in condizioni di schiavitù.

Tuttavia, considerando la percentuale di popolazione di un Paese ridotta in schiavitù, è la Mauritania ad essere in vetta a questa triste classifica, con un tasso del 4%. "Ci sono ancora schiavi ereditari in Mauritania, dove i bambini nascono in questa condizione" e sono costretti a svolgere lavori domestici o nei campi, dice il direttore generale di Walk Free, Nick Grono.

E in India, denuncia ancora Grono, si segnalano "intere comunità nei villaggi del nord ridotte alla condizione di schiavi, costrette a fabbricare mattoni o a lavorare nelle cave. I bambini devono lavorare sui telai per fare i tappeti che vengono venduti nei nostri negozi".

Walk Free sostiene che sia necessario puntare i riflettori "sul fenomeno della schiavitù moderna", spesso sottovalutato. E che per questo l'indice da ora in poi sarà pubblicato annualmente. "Sarebbe confortante pensare che la schiavitù sia una reliquia del passato - commenta Grono -, e invece resta una cicatrice sul volto dell'umanità, in tutti i continenti".

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