Un libro racconta il lato oscuro e le violenze del dittatore libico
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Le sceglieva così, con una carezza o baciandole le mani. Quello era il segno. Significava che la desiderava. Lo ricordano molto bene quel gesto, era l'inizio della schiavitù. Moltissime ragazze e bambine libiche ci sono passate. Venivano invitate a partecipare a una conferenza pubblica e si trovavano da un giorno all'altro trasformate nelle cavie su cui il dittatore esercitava tutte le sue più becere perversioni sessuali.
Successe così anche a Soraya, una studentessa di soli 15 anni. Nel 2004 il raìs fece una visita alla sua scuola a Sirte, vicino a Tripoli. Lei era una delle ragazzine più belle della scuola, per questo le venne affidato il compito di offrirgli un mazzo di fiori, ma quando glielo conscegnò, Muammar Gheddafi, 65enne, le prese la mano e vi posò le labbra. Un rituale che si ripeteva sempre uguale. Dopo qualche giorno le guardie del regime l'andarono a prelevare e la strapparono dalle braccia della madre.
Soraya venne portata in una tenda nel deserto, qui venne rasata, picchiata, stuprata, ricoperta di urina, trattata come un animale in gabbia, per sette anni. Sette anni di torture senza fine, che adesso Soraya ha deciso di raccontare, e quel racconto è diventato un libro, scrito dalla giornalista francese di Le Monde, Annick Cojean. “Le prede. Nell’harem di Gheddafi”.
Non è la prima volta che la giornalista francesce si è occupata dell'harem Gheddafi. Harem perché alla sua corte tutti erano costretti a servirlo in tutto, anche dal punto di vista sessuale. Anche bambini piccoli, ragazzine minorenni e persino le sue amazzoni. Le donne della sua guardia privata, di cui faceva larga esibizione come simbolo dell'emancipazione femminile, ed invece anche loro erano preda della sua ferocia, delle sue violenze carnali.
Violenze che si consumavano spesso sotto l'effetto di droghe e alcol. Questa è l'immagine che riportano le testimonianze raccolte da Cojean. Testimonianze che gettano un'ombra ancora più oscura sul dittatore che girava il mondo concludendo affari miliardari e promuovendo l'immagine della donna emancipata.