NEL MIRINO

Libano, autobomba a Beirut: morti e feriti

Ucciso l'ex ministro Shatah, braccio destro dell'ex premier Hariri. Poco prima di morire aveva pubblicato un tweet di accuse contro gli Hezbollah

27 Dic 2013 - 12:53
 © Reuters

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Una forte esplosione, causata da un'autobomba, ha scosso il centro di Beirut, nei pressi dell'albergo Four Seasons. Il bilancio dell'attentato è di 5 morti e 70 feriti. Tra le vittime anche l'ex ministro Muhammad Shatah e la sua guardia del corpo. La tv libanese Future Tv ha mostrato diverse auto e corpi in fiamme nelle strade vicino al luogo dell'esplosione, non lontano dall'ufficio del primo ministro.

Nell'attentato è rimasto ucciso l'ex ministro libanese, Mohammed Shattah, stretto collaboratore dell'ex premier Saad Hariri, figlio di Rafik Hariri, primo ministro ucciso in un attentato nel 2005. L'esplosione è avvenuta nel pieno centro tursitico-finanziario di Beirut, dove subito si sono dirette un gran numero di ambulanze. Schegge dell'esplosione si notano fino a oltre 500 metri dal luogo della deflagrazione.

Un tweet poco prima di morire - Pochi istanti prima della deflagrazione che l'ha ucciso, Mohammed Shatah ha pubblicato un tweet molto critico nei confronti del regime di Assad e degli Hezbollah, alleati dell'Iran. Nella sua carriera politica, Shatah aveva ricoperto la carica di ambasciatore libanese negli Stati Uniti e consigliere dell'ex premier, Fouad Siniora.

La vittima era il braccio destro dell'ex premier, Saad Hariri, da tempo all'estero, per il quale gestiva le relazioni politiche e con i media a Beirut. Leader dell'opposizione parlamentare vicina all'Arabia Saudita e ostile agli Hezbollah e all'intero asse filo-iraniano in Libano e nella regione, Shatah è morto mentre, a bordo della sua auto, si stava recando a una riunione politica.

Hariri accusa Iran e regime siriano - Il leader dell'opposizione libanese ed ex premier Saad Hariri, da tempo in esilio volontario per timore di essere ucciso nel suo Paese, ha accusato implicitamente il regime siriano e gli Hezbollah libanesi filo-iraniani di essere dietro all'attentato di Beirut.

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