Gli Usa rispondono con attacco aereo
L'ostaggio sudcoreano in mano ai guerriglieri iracheni è stato decapitato. Lo ha annunciato la tv araba Al Jazeera che ha mostrato un video dei rapitori. Il corpo dell'uomo è stato successivamente ritrovato. Per la liberazione di Kim Sun-il i rapitori avevano chiesto il ritiro delle truppe di Seul dall'Iraq. Speranze di una soluzione erano nate dopo la notizia secondo cui erano state avanzate richieste più "accettabili".
Al Jazira ha mandato in onda uno spezzone dei momenti precedenti l'esecuzione in cui si vedono quattro uomini con il volto coperto in piedi dietro l'ostaggio inginocchiato, bendato e vestito con una tuta arancione.
Kim Sun Il, 33 anni e settimo di otto figli, era stato rapito il 17 giugno. Interprete e cultore della lingua araba, era cristiano e, secondo l'agenzia sudcoreana Yonhap, alternava il suo lavoro di interprete in Iraq con un'opera di evangelizzazione.
Aveva lavorato come interprete in Iraq già nel 2003 e come interprete era alle dipendenze - fino a giovedì scorso, giorno del suo rapimento - della Gana General Trading, una società sudcoreana con 12 impiegati che fornisce viveri e altri prodotti di prima necessità alle forze americane.
Laureato in lingua araba presso la migliore scuola di lingue del suo paese, aveva studiato anche inglese e, in precedenza, teologia. Secondo alcune fonti, era in Iraq da pochissimi giorni e contava comunque di tornare a casa il mese prossimo per il settantesimo compleanno del padre.
Solo pochi giorni fa Kim aveva telefonato alla madre rassicurandola di star bene e di non correre rischi.
Kim Sun Il nel video giunto dopo il rapimento era ai piedi dei suoi sequestratori che piangeva e supplicava: "Soldati sudcoreani, andate via. Non voglio morire. la mia vita è importante". Per tutta risposta Seul aveva subito confermato il previsto imminente invio di 3mila uomini nel nord dell'Iraq. La Corea del Sud ha già 600 uomini nel paese, con compiti civili. Con 3.600 uomini, diventerà il terzo contingente in Iraq, dopo Usa e GB.
Poco dopo la barbarie di una nuova decapitazione in Iraq, le Forze armate americane hanno lanciato un attacco aereo contro Falluja, la città dove il cittadino sudcoreano era stato rapito il 17 giugno scorso. L'azione, condotta con aerei statunitensi, ha causato quattro morti ed alcuni feriti. Secondo il generale Mark Kimmitt, vicecomandante delle operazioni del contingente Usa, il raid aveva come obiettivo un covo della rete di Abu Musab al Zarqawi, considerato il capo di Al Qaida in Iraq. E proprio un gruppo legato a Zarqawi, Jamaat al Tawhid wal Jihad ('Unificazione e guerra santa'), ha rivendicato il rapimento e l'uccisione dell' ostaggio sudcoreano.