Dichiarato lo stato d'emergenza
Gloria Macapagal Arroyo, presidente della Filippine, ha dichiarato lo stato d'emergenza nel Paese in seguito alle voci di un possibile colpo di Stato. Il governo filippino aveva in precedenza deciso di rafforzare le misure di sicurezza, vietando in particolare tutte le riunioni per impedire all'opposizione di profittare delle manifestazioni per commemorare il ventesimo anniversario della rivolta popolare contro Marcos.
"Il governo ha schiacciato questa azione illecita", ha dichiarato la presidente Arroyo in un discorso televisivo fatto subito dopo aver dichiarato lo stato d'emergenza e alcune ore dopo aver annunciato l'arresto di alcuni alti ufficiali dell'esercito. "In quanto capo delle forze armate, io controllo la situazione", ha aggiunto la Arroyo, che ha denunciato "sistematici tentativi" di rovesciarla da parte di forze d'opposizione, "avventuristi militari" e comunisti.
In una nota l'esercito filippino ha comunicato che sono stati rimossi dalle loro funzioni e posti in detenzione il generale di brigata Danilo Lim, comandante dell'unità d'élite "Scout Rangers", e il colonnello Ariel Quevedo del prestigioso corpo dei Marines filippini, considerate le unità più efficienti del paese, sono la punta di lancia della lotta contro la ribellione comunista e il separatismo musulmano nel sud delle Filippine. Il generale Lim era stato implicato, nel 1989, in un sanguinoso tentativo di colpo di stato contro l'allora presidente Corazon Aquino. Aveva poi beneficiato di un perdono, era stato promosso, per divenire tra i più stimati responsabili militari del paese. Assieme ai due alti graduati è stato fermato anche il comandante delle forze d'azione speciali della polizia nazionale Narzalino Franco. Le autorità hanno annunciato anche il possibile arresto di civili. Il capo di stato maggiore della presidente, Michael Defensor, ha inoltre annunciato che almeno otto altri arresti sono in corso o stanno per essere compiuti nelle prossime ore.
Massima allerta per la polizia che ha vietato anche tutte le manifestazioni. Circa 3.000 manifestanti hanno ingaggiato un breve scontro con le forze dell'ordine in un luogo-simbolo della rivolta del 2001 contro il dittatore Marcos, il cui anniversario cade questa settimana. Polizia in tenuta anti-sommossa è stata dislocata in tutte le zone sensibili della capitale. Nella sede del quartier generale dell'esercito a Manila sono stati dislocati alcuni veicoli blindati e la sicurezza è stata rinforzata in tutte le principali basi militari del Paese. L'accesso al palazzo presidenziale è inoltre stato bloccato da barriere in cemento.
Le scuole sono state chiuse. I comandi militari e gli alleati politici della Arroyo hanno espresso appoggio e solidarieta' all'azione della presidenza, anche se Gilbert Remulla, un leader dell'opposizione, ha accusato la presidente di "creare caos e confusione".
Il ministro della giustizia Raul Gonzales ha detto che "la situazione è in via di normalizzazione", ma che "persistono delle minacce". Polizia e militari sono in stato di massima allerta. Revocati i permessi per ogni manifestazione. "Noi non dimenticheremo coloro che hanno fornito sostegno e finanziamenti a questa impresa", ha avvertito la presidente denunciando una "alleanza tattica" tra la destra e i comunisti per mettere fine alla democrazia nell'arcipelago.