La donna cristiana, che è stata assolta dalla condanna a morte per blasfemia, e il suo legale sono minacciati dagli islamisti radicali
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Il legale di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia e poi assolta in Pakistan, ha riferito di avere lasciato il Paese "contro la sua volontà" perché Onu e Ue temevano per la sua sicurezza a causa delle minacce degli islamisti radicali. "Mi hanno messo su un aereo contro la mia volontà, ho detto che non sarei partito prima che Asia uscisse dalla prigione", ha detto l'avvocato Saif-ul-Mulook, che ora si trova in Olanda.
"Non sono felice di essere qui senza di lei - ha sottolineato - ma tutti hanno detto 'No, tu sei l'obiettivo principale per il momento e tutto il mondo si occupa di Asia Bibi'. Erano dell'avviso che la mia vita fosse in pericolo imminente. Per tre giorni, non mi hanno lasciato aprire la porta. Un giorno ho chiamato l'ambasciatore francese e gli ho detto che non volevo stare qui".
Sabato, Saif-ul-Mulook aveva annunciato che avrebbe lasciato il Pakistan temendo per la sua vita. "Nello scenario attuale, non mi è possibile vivere in Pakistan", aveva dichiarato prima di imbarcarsi sull'aereo. Dopo una breve tappa a Roma, il legale è arrivato a L'Aja nel fine settimana con l'aiuto della fondazione olandese Hvc, che difende i diritti delle minoranze cristiane.
La sorte di Asia Bibi resta incerta dopo la presentazione di un ricorso contro la sua assoluzione. La liberazione della donna cristiana condannata a morte per blasfemia nel 2010 è stata rimessa in discussione a seguito di un controverso accordo raggiunto nella notte tra venerdì e sabato tra autorità e manifestanti fondamentalisti islamici che paralizzano il Paese da tre giorni.