L'Alta Corte di Giustizia britannica deciderà sull'appello presentato dagli avvocati del fondatore di WikiLeaks per evitare il suo trasferimento. Il giornalista australiano rischia fino a 175 anni di prigione
Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, sta affrontando quella che potrebbe essere la sua ultima udienza in tribunale in Inghilterra che dovrà decidere se debba essere estradato negli Stati Uniti per affrontare le accuse di spionaggio e di complicità nell'hackeraggio di file del Pentagono. Tra il 20 e il 21 febbraio, l'Alta Corte di Giustizia britannica si riunirà in merito all'istanza d'appello presentata dai legali di Assange per bloccare il suo trasferimento. Se l'appello dovesse essere respinto, potrebbe essere estradato immediatamente e resterebbe solo la carta del ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo.
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Stella Assange, moglie del fondatore di WikiLeaks, dice che la salute di suo marito, detenuto dal 2019 nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito, è peggiorata e teme che muoia in prigione.
Classe 1971, giornalista, hacker e programmatore australiano, nel 2006 Assange è tra i fondatori della piattaforma WikiLeaks che nel 2010 pubblica documenti top secret del governo statunitense sulle guerre in Afghanistan e in Iraq. Negli Stati Uniti diventa un "nemico pubblico". La pubblicazione è in gran parte il risultato di una fuga di notizie dell'ex analista dell'intelligence dell'esercito americano Chelsea Manning, condannata a 35 anni di carcere, ma rilasciata dopo che il presidente Barack Obama ha commutato la sua pena nel 2017.
Sempre nel 2010, i procuratori svedesi emettono un mandato di arresto europeo a carico di Assange per violenza sessuale su due donne. A dicembre l’australiano viene arrestato in Gran Bretagna e poi rilasciato su cauzione. Nel 2012 chiede asilo politico all'Ecuador, che lo accoglie nella sua ambasciata a Londra. Nel 2017 la Svezia archivia le accuse.
Ad aprile 2019, l'Ecuador revoca l'asilo concesso ad Assange e l'ambasciata ecuadoregna a Londra lo espelle. La polizia britannica poi lo arresta. A maggio dello stesso anno, il fondatore di WikiLeaks viene incriminato negli Stati Uniti. A suo carico vengono presentati diciassette capi d'accusa sulla base della legge sullo spionaggio l'Espionage Act, del 2017 per avere cospirato per ottenere informazioni classificate poi diffuse online. Washington lo accusa anche del presunto reato di complicità nell'hackeraggio di file del Pentagono.
Nel febbraio 2020 inizia il processo per l’estradizione negli Stati Uniti, ma a gennaio 2021, la giudice distrettuale londinese Vanessa Baraitser ha respinto l'istanza americana con un verdetto di primo grado. Undici mesi dopo, l'Alta Corte di Londra ribalta la sentenza di primo grado e dice sì al trasferimento di Assange negli Usa. Ad aprile 2022 il tribunale dei magistrati di Londra, la Westminster Magistrates' Court, ha emesso l'ordine formale di estradizione. Se estradato negli Stati Uniti, Assange rischia 175 anni di prigione.