© Ansa
© Ansa
Presi anche bambini, anziani e stranieri. Sui social i drammatici video dei rapimenti
© Ansa
© Ansa
C'è il dramma di Noa, strappata dall'abbraccio del fidanzato e portata via in motocicletta da una festa che si è trasformata in un incubo. C'è l'appello disperato di una nipote per la nonna 85enne, e quello di una madre per la figlia. I social sono inondati di foto e video di rapimenti, violenze e abusi su uomini, donne e bambini portati via dalle loro case e trasferiti con la forza nella Striscia di Gaza. Sono oltre 100 secondo le autorità ebraiche, ma altre fonti parlano di "750 dispersi", gli ostaggi nelle mani dei combattenti di Hamas dopo l'attacco lanciato sabato contro Israele. Ognuno con una storia. E un marito, una madre o un amico che li cercano disperatamente.
Tra gli ostaggi figurano anche bambini, anziani e stranieri. Sono stati catturati per strada, nei kibbutz o strappati dalle loro case. I filmati che circolano in rete sono spaventosi, con la ferocia che si scatena contro chiunque.
"Questa è mia nonna ed è stata catturata e portata a Gaza". Il messaggio è stato scritto sui social da una donna israeliana, che ha postato la foto di sua nonna rapita, Yaffa Adar, 85 anni, chiedendo aiuto. L'autrice dell'appello, Adva Adar, spiega che Yaffa è stata presa in ostaggio da Hamas mentre si trovava in uno dei kibbutz nel quale sono arrivati i miliziani armati, che l'hanno portata via. Nella foto l'anziana è su un veicolo circondata da palestinesi, con una coperta rosa.
"Mia nonna che ha fondato il kibbutz - scrive la nipote -, che credeva nei sionisti, che amavano questo Paese che l'ha abbandonata, è stata rapita. Probabilmente gettata chissà dove, niente medicine, niente cibo e niente acqua, lei che è malata e soffre di forti dolori. Nessuno ci parla, nessuno ci dice niente". La nipote lancia quindi un appello a chi può aiutarla a ritrovare la nonna, come fanno molte altre persone disperate per la scomparsa di loro familiari. "Condividete il post - scrive ancora Adva Adar -. Spero che arrivi a persone che forse possono aiutarci".
In un altro video virale un bambino israeliano rapito e portato a Gaza viene messo in mezzo ad altri bambini palestinesi che lo spingono, lo prendono in giro, gli agitano un bastone vicino al viso. "Per mantenere vivo il conflitto, vogliono diffondere l'odio alle prossime generazioni", è uno dei commenti più replicati tra gli utenti sui social. Yoni Asher ha denunciato sabato sera che sua moglie Doron Katz-Asher e le due figlie Aviv e Raz, di 3 e 5 anni, erano in casa della suocera, nel Kibbutz Nir Oz, quando Hamas ha fatto irruzione. Utilizzando il servizio di geolocalizzazione del telefono di sua moglie, ha rintracciato lo smartphone a Khan Younis, una città densamente popolata nel sud di Gaza. Una tragica conferma dopo aver riconosciuto la donna in un video dei miliziani.
Alcuni ostaggi sono stati catturati nel corso di un rave party. Tra questi, Noa Argamani, 25enne protagonista di un filmato scioccante in cui viene portata via dai combattenti di Hamas durante il festival. Il video la riprende mentre implora per la sua vita, seduta sul retro di una motocicletta. "Non uccidermi! No, no, no", urla. Anche il suo ragazzo, Avinatan, viene portato via dai miliziani. Dalla festa risulta anche disperso un cittadino britannico, il 26enne Jake Marlowe, che era un addetto alla sicurezza della festa, e una giovane tatuatrice tedesca, Shani Louk. La madre, in un disperato video sui social, implora aiuto chiedendo la liberazione della ragazza. "Mandateci qualunque notizia", dice, tenendo in mano lo smartphone che mostra una foto della figlia.
Davanti a tanto orrore ci sono anche le lamentele dei parenti degli ostaggi che denunciano di essere stati "abbandonati" dalle autorità: tra questi c'è Ora Kuperstein, in cerca del nipote Bar (21 anni), che era al lavoro al rave ed è sparito. "Nessuno ci ha detto nulla. Nessuno - ha denunciato alla tv Canale 12 - ci sta aiutando. E' il caos". Tra gli ostaggi, ci sono poi anche cittadini di altre nazionalità, tra cui 11 thailandesi, due messicani e anche un numero imprecisato di americani e tedeschi. Al centro per le persone scomparse vicino all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv decine di persone si stanno registrando e stanno effettuando tamponi del Dna. Sono ultra ortodossi, cittadini arabi israeliani, mizrahi, ashkenaziti. Tutti in fila, alla ricerca disperata di un segnale di speranza.