Hezbollah, cercapersone e walkie-talkie: gli strumenti esplosi
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Secondo fonti del "New York Times", la Bac Consulting, che avrebbe fornito migliaia di dispositivi esplosi martedì è una società di facciata israeliana
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L'attacco ai militanti di Hezbollah in Libano e in Siria con l'esplosione simultanea di migliaia di cercapersone sta scatenando diversi quesiti e dubbi. C'è davvero Israele dietro tutto? I miliziani hanno accusato lo Stato ebraico della "totale responsabilità" per le esplosioni che hanno provocato almeno 20 morti e migliaia feriti. Tel Aviv per il momento non ha rivendicato l'attacco ma la tensione resta alta e la paura di una nuova guerra in Medioriente aleggia sempre più. Su come e da chi sia stata attivata la carica esplosiva è in corso un'indagine. In attesa di sviluppi, ecco ciò che sappiamo finora e le ipotesi sul tavolo.
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La società taiwanese Gold Apollo, il cui marchio compare sui cercapersone esplosi, ha fatto sapere tramite una nota che i dispositivi sono stati prodotti da un'azienda con sede a Budapest, in Ungheria, la Bac Consulting KFT. "Secondo l'accordo di cooperazione, autorizziamo Bac a utilizzare il nostro marchio per la vendita di prodotti in regioni designate, ma la progettazione e la produzione dei prodotti sono di esclusiva responsabilità di Bac", ha precisato Gold Apollo nella sua nota.
Il presidente e fondatore della societàa taiwanese Hsu Ching-kuang ha detto in un briefing con i media che la sua azienda ha allo stato da tre anni un accordo di autorizzazione all'utilizzo del suo marchio con la compagnia ungherese. "Questa azienda ha collaborato con noi e rappresenta molti dei nostri prodotti - ha detto Hsu -. Volevano anche realizzare cercapersone e mi hanno chiesto se potevano usare il marchio della nostra azienda". L'ipotesi più accreditata, quindi, è che il materiale esplosivo sia stato inserito nei cercapersone prima della loro consegna e del loro utilizzo in una sofisticata infiltrazione nella catena di fornitura.
La Bac Consulting ha però negato di aver prodotto i cercapersone esplosi, dichiarando di aver svolto solo una funzione di mediazione. Cristiana Barsony Arcidiacono, ad della società ungherese, intervistata dal giornale locale telex.hu, ha confermato di aver collaborato con la società di Taiwan Gold Apollo, ma ha negato di aver prodotto i dispositivi. "Non sono stata io a fabbricare i cercapersone - ha detto l'ad - sono solo una mediatrice. Credo abbiate frainteso questa cosa", ha poi aggiunto riferendosi alle informazioni fornite a Taiwan dalla Gold Apollo.
Secondo quanto riportato dal New York Times, la Bac Consulting, che avrebbe fornito migliaia di cercapersone esplosi martedì in Libano durante un attacco contro i membri di Hezbollah, è una società di facciata israeliana. Tre ufficiali dei servizi segreti informati sull'operazione hanno riferito alla testata statunitense che sono state create almeno altre due società fittizie per nascondere il fatto che i produttori dei cercapersone erano ufficiali dei servizi segreti israeliani. I dispostivi hanno iniziato a essere spediti in Libano nel 2022, ma la fornitura è aumentata quando il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha denunciato l'uso dei telefoni cellulari come pericoloso dal punto di vista operativo.
Gli agenti israeliani, sempre secondo il New York Times, avrebbero inserito nei cercapersone della pentrite, uno degli esplosivi più potenti finora prodotti, allacciata alle batterie dei cercapersone per amplificare l'esplosione. Poi, a partire dal 2022, sarebbe iniziata la fornitura per Hezbollah, rafforzata dopo che Nasrallah quell'anno ha vietato agli operativi l'uso del cellulare. I dispositivi, quindi, avrebbero funzionato normalmente, in alcuni casi, per due anni.
Secondo la ricostruzione dei media arabi rilanciata dal quotidiano israeliano Haaretz, il Mossad avrebbe installato esplosivo nei cercapersone esplosi prima che questi venissero consegnati all'organizzazione Hezbollah. Sky News Arabia ha scritto che l'intelligence israeliana avrebbe messo una quantità di Petn (un materiale altamente esplosivo) tra le batterie dei dispositivi radio e li ha fatti esplodere aumentando la temperatura delle batterie da lontano. Il Wall Street Journal ha riferito che alcuni membri di Hezbollah avrebbero sentito i loro cercapersone surriscaldarsi e li avrebbero eliminati prima della serie di esplosioni. E ancora, una fonte della sicurezza libanese citata da Al Jazeera ha affermato che il peso dell'esplosivo inserito in ogni dispositivo era inferiore a 20 grammi e che i cercapersone fatti saltare in aria erano stati importati cinque mesi fa.
Cosa può essere accaduto ai cercapersone? Paolo Dal Checco, consulente informatico forense, sul Corriere della Sera, ipotizza due scenari: "Un'ipotesi è che i cercapersone fossero predisposti con una carica esplosiva tale da poterli autodistruggere in caso di perdita o furto, ferendo anche l'eventuale ladro". E che gli utilizzatori ne fossero a conoscenza. Un'altra è che gli utenti ne fossero del tutto ignari e che "questa funzionalità sia stata pensata per colpire in manierata mirata specifici utilizzatori". L'esperto ricorda il caso del 1996 in cui lo Shin Bet, un'agenzia di intelligence israeliana, uccise l'"ingegnere" Yahya Ayyash, responsabile di attentati kamikaza e preparatore di bombe, inserendo una micro-carica nel suo cellulare.
È possibile alterare da remoto uno smarthpone così come accaduto con i cercapersone? Sempre dalle pagine del Corriere della Sera, Dal Checco risponde così: "Le batterie al litio dei cellulari, ma anche quelle degli elettrodomestici, così come dei monopattini e delle auto elettriche, sono sì soggette a incendi ma difficilmente possono esplodere in maniera dirompente". Dunque, la possibilità che i nostri telefonini possano essere fatti esplodere da remoto sembra "altamente improbabile anzi quasi impossibile, a meno che non siano stati predisposti per farlo inserendovi una carica esplosiva".