Sale la tensione tra Iraq e Iran dopo i micidiali attacchi della Guardia rivoluzionaria di Teheran contro il Kurdistan iracheno. Il rappresentante diplomatico a Teheran convocato "dopo i martiri a Erbil negli ultimi attacchi"
Baghdad richiama "per consultazioni" il suo ambasciatore a Teheran dopo i micidiali attacchi della Guardia rivoluzionaria iraniana contro la Siria e il Kurdistan iracheno. Da Teheran si replica che l'attacco era contro "gruppi terroristici" in Siria in risposta all'attentato del 4 gennaio vicino alla tomba del generale Qassem Soleimani a Kerman. Diverse esplosioni sono state segnalate anche vicino al consolato Usa a Erbil, in Iraq, provocando diverse vittime civili. Teheran: "Diritto legittimo scoraggiare le minacce contro di noi".
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Il ministro degli Esteri iracheno ha richiamato il suo rappresentante diplomatico a Teheran, Nassir Abdel Mohsen, "per consultazioni nel contesto degli ultimi attacchi iraniani a Erbil, che hanno causato martiri e feriti", si legge in una nota della diplomazia irachena a Baghdad, grande alleato politico e partner economico strategico di Teheran. In precedenza Baghdad aveva convocato l'incaricato d'affari iraniano nel Paese per consegnare una "lettera di protesta".
Nella lettera consegnata ad Abol Fald Azizi l'Iraq "condanna l'aggressione" definendola "una flagrante violazione della sovranità irachena, che contravviene al diritto internazionale e minaccia la sicurezza della regione".
In precedenza, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Nasser Kanaani aveva dichiarato che Teheran sta usando il suo "diritto legittimo e legale di scoraggiare le minacce alla sua sicurezza nazionale", commentando gli attacchi. Kanaani aveva anche aggiunto che l'Iran "rispetta la sovranità e l'integrità territoriale degli altri Paesi".
Nell'attacco nei pressi di Erbil sono rimasti uccisi almeno cinque civili, tra cui un bambino di 11 mesi, secondo quanto ha scritto su X l'ong norvegese Hengaw. Non ci sono invece state perdite tra le forze della coalizione o tra le forze Usa.
I pasdaran avevano invece dichiarato di aver "preso di mira e distrutto uno dei principali quartier generali dello spionaggio del regime sionista (Mossad) nella regione del Kurdistan iracheno" nel raid nel nord dell'Iraq. L'obiettivo, avevano chiarito, era "il centro per lo sviluppo di operazioni di spionaggio e la pianificazione di azioni terroristiche nella regione e soprattutto nel nostro amato Paese. Le operazioni offensive continueranno fino a quando le ultime gocce del sangue dei martiri non saranno vendicate".
Le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno poi dichiarato di aver lanciato i loro attacchi missilistici contro l'Isis in Siria in risposta al sanguinoso attentato del 4 gennaio vicino alla tomba del generale Qassem Soleimani, a Kerman.