I colossi del settore tech contestano il presidente: "Ci danneggia". Martedì l'udienza della Corte d'appello. Il governo Usa ai giudici: "Ripristinare subito il bando, da ciò dipende la sicurezza nazionale"
La Silicon Valley contro Donald Trump e il suo Ban travel. Novantasette società del settore tech, da Apple a Zynga, passando per Google, Facebook, Microsoft, Netflix, Snap e Uber, hanno deciso di partecipare alla battaglia in tribunale contro la Casa Bianca, presentando alla Corte d'Appello un "amicus curiae", ovvero un documento di una parte non in causa in cui sono fornite delle informazioni per aiutare il tribunale a decidere.
Si allarga quindi il fronte contro il bando di Trump. Sedici Stati Usa - tra cui quello di New York e la California - hanno presentato presso la Corte di appello di San Francisco un documento in cui si schierano contro il provvedimento e a favore della causa intentata dagli Stati di Washington e del Minnesota. L'udienza si terrà martedì 7 febbraio: saranno ascoltati i legali del Dipartimento di giustizia e quelli degli stati di Washington e del Minnesota.
Il governo Usa ai giudici: "Ripristinare subito il bando" - Il governo Usa ha ribadito la richiesta alla Corte federale di appello di ripristinare immediatamente il ban. "Da ciò dipende la sicurezza nazionale", si legge nella memoria inviata ai giudici. Il decreto - si sottolinea ancora - "è legale e rientra nell'esercizio dei poteri del presidente per quel che riguarda sia l'ingresso di stranieri negli Usa sia l'ammissione dei rifugiati".
I colossi tech: "Senza immigrati Stati Uniti non sarebbero potenza mondiale" - I big della tecnologia hanno firmato una memoria durissima sul provvedimento: "Gli immigrati hanno fatto molte delle più gradi scoperte della nazione e creato alcune delle aziende più innovative e iconiche. L'America ha riconosciuto a lungo l'importanza di proteggerci contro chi ci farebbe del male, ma lo ha fatto mantenendo il nostro fondamentale impegno ad accogliere gli immigrati - si legge nel documento - aumentando i controlli sulle persone che cercano di entrare nel nostro Paese".
Trump ci sta danneggiando - L'ordine di Trump "infligge un danno sostanziale alle aziende statunitensi. Ostacola la capacità delle aziende americane di attrarre grandi talenti, aumenta i costi imposti al business, rende più difficile per le aziende americane competere sul mercato internazionale e dà alle imprese globali un nuovo e significativo incentivo" a lavorare "fuori dagli Stati Uniti".
I firmatari del documento - Tra le aziende che non hanno firmato il documento, ci sono Oracle, Hewlett-Packard e Tesla. Venerdì 27 gennaio, Trump ha firmato un ordine esecutivo che vieta l'ingresso negli Stati Uniti ai rifugiati per 120 giorni (per quelli siriani il divieto è a tempo indeterminato) e, per 90 giorni, ai cittadini di sette Paesi (Iran, Iraq, Siria, Sudan, Libia, Yemen e Somalia; per alcuni di questi Paesi, il divieto sarà a tempo indeterminato, ha reso poi noto il governo).
E Trump si scaglia ancora contro media e sondaggi - Intanto il presidente prosegue la sua personale battaglia contro i media. "Tutti i sondaggi negativi sono notizie false, proprio come quelli di Cnn, Abc, Nbc per le elezioni. Ci spiace, ma la gente vuole sicurezza ai confini e controlli severissimi". Questo il tweet con cui Trump interviene ancora nella questione del bando a rifugiati e viaggiatori da sette paesi musulmani.