L'agghiacciante scoperta, rivelata dal quotidiano tedesco Bild, è avvenuta nella città di Brest. Una vera e propria fossa comune rimasta nascosta per 76 anni
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In un cantiere edile di Brest, in Bielorussia, sono stati scoperti i resti di 730 ebrei uccisi dai nazisti. Si tratta di una vera e propria fossa comune nella quale, stando al numero di spoglie rinvenute, si pensa fossero state gettate almeno mille persone, in maggior parte donne, bambini e anziani. I resti sono rimasti sepolti a un metro e mezzo di profondità per 76 anni.
Le ossa sotto le ruspe del centro residenziale - Dopo l'agghiacciante ritrovamento, raccontato dal quotidiano tedesco Bild, sono cominciati i lavori di esumazione dei corpi, in corso da circa un mese in questa città al confine con la Polonia. I resti erano in un cantiere che doveva diventare un centro residenziale. Sotto le ruspe gli operai hanno trovato ossa e resti di uomini, donne, bambini.
Secondo Dmitri Kaminsky, che dirige le operazioni di recupero, i macabri ritrovamenti non sono terminati. "Noi consegniamo i resti che rinveniamo sottoterra alle autorità locali affinché vengano re-inumati - ha spiegato il direttore dei lavori -. Quando si trova lo scheletro di un bimbo e quello di una madre che lo protegge, allora si capisce cosa abbiano provato queste persone. Non sono sentimenti piacevoli".
L'arrivo delle svastiche nel 1941 - Le truppe naziste conquistarono nel 1941 Brest, all'epoca una città dell'Urss, dopo una settimana di combattimenti, e subito dopo fucilarono migliaia di ebrei. Il ghetto in cui oggi sono stati trovati i resti venne creato a dicembre di quell'anno, dopo la confisca di qualsiasi oggetto di valore in loro possesso, e vi si installarono almeno 18mila persone. Resti dei massacri del 1941 erano già stati scoperti in diversi punti della città prima che venisse alla luce la mega-fossa comune. Quasi tutti gli ebrei sopravvissuti a quell'anno di stragi furono poi fucilati nel 1942 a Bronnaya Gora, campo di concentramento e sterminio creato dai nazisti nella regione.
Un architetto e una storica hanno lanciato una petizione affinché fosse bloccato il cantiere nel quale ora sono in corso le esumazioni. L'appello ha incontrato qualche resistenza, poi è stato deciso di procedere alla raccolta dei resti. La società edile Pribujsky Kvarta si è tuttavia rifiutata di fermare completamente i lavori.