Per la prima volta al mondo una persona finisce alla sbarra per crimini di guerra commessi dal Califfato. Tra gli avvocati della parte lesa anche la moglie di George Clooney, Amal
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Una 27enne tedesca che si era unita all'Isis in Siria è sotto processo in Germania, con l'accusa di crimini di guerra, per aver lasciato morire di sete una bimba yazida di 5 anni, trattenuta con la madre in stato di schiavitù. E' la prima persona al mondo a essere processata per crimini internazionali commessi da jihadisti del Califfato contro membri della minoranza yazida. La donna, Jennifer Wenisch, potrebbe essere condannata all'ergastolo.
Gli avvocati che rappresentano la madre della vittima (tra i quali anche la moglie di George Clooney, Amal, e il premio Nobel per la pace Nadia Mourad) considerano questo procedimento giudiziario "il primo per i crimini commessi dall'Isis contro le vittime di religione yazida", minoranza religiosa di lingua curda perseguita in Iraq dagli jihadisti a partire dal 2014.
Il processo è martedì mattina e dovrebbe durare fino a settembre. Jennifer Wenisch, nata in un ambiente difficile, senza formazione e senza aver completato gli studi, aveva lasciato la Germania per aderire all'Isis nel settembre 2014. Da giugno a settembre 2015, secondo l'accusa, pattugliava armata per conto della polizia islamista le città di Fallujah e Mosul, in Iraq. Questa forza vigilava in particolare sul rispetto delle regole di condotta e abbigliamento fissate dagli jihadisti. Nello stesso periodo, secondo l'accusa, lei e suo marito avevano comprato da un gruppo di prigionieri la bambina di cinque anni e sua madre, espressione della minoranza yazida, per sfruttarle come schiave.
"Un giorno in cui la bambina era malata, aveva bagnato il materasso facendo la pipì - ha spiegato la procura tedesca in un comunicato - e il marito dell'imputata l'ha punita incatenandola all'esterno in un caldo infernale, lasciandola così morire di sete in modo atroce". Jennifer Wenisch, da parte sua, "ha lasciato fare il marito e non ha fatto nulla per salvare la bambina".
Per l'avvocato della difesa, Ali Aydin, la sua cliente invece, in quanto donna, non avrebbe potuto fare nulla: "Era un altro Paese, un'altra cultura", ha spiegato.