Le succede il suo ex vice, Michel Temer, che promette "un governo di pacificazione nazionale". Non passa la proposta di togliere a Dilma i diritti politici
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Il Senato brasiliano ha approvato la destituzione della presidente Dilma Rousseff con 61 voti a favore e 20 contrari. La Rousseff decade così definitivamente dalla carica e al suo posto è subentrato Michel Temer, diventando il 37esimo presidente della Repubblica del Brasile. "Al potere un gruppo di corrotti indagati. E' un secondo golpe di Stato", ha detto Dilma Rousseff.
Temer, leader del Partito del movimento democratico brasiliano, è l'ex vice della Rousseff e guida ad interim il Paese dalla rimozione temporanea della stessa a maggio. Il successore ha giurato per completare il mandato sino alla fine del 2018.
Temer promette un "governo di pacificazione nazionale" - Temer ha registrato un breve messaggio alla nazione in cui assicura che il suo "sarà un governo di pacificazione nazionale". "Non ci sono vincitori, né vinti", ha sottolineato rivolgendosi anche alla nuova opposizione, guidata dal Partito dei lavoratori di Dilma e Lula.
Dilma: "In spazzatura il voto di 54 milioni di brasiliani" - Non si è fatta attendere la reazione della Rousseff, che ha pubblicato un tweet in cui scrive: "Oggi è il giorno in cui 61 uomini, molti dei quali corrotti, hanno gettato nella spazzatura i voti di 54 milioni di brasiliani".
"Secondo colpo di stato della mia vita" - "Si sono appropriati del potere con un colpo di stato. E' il secondo che affronto nella mia vita: il primo è stato quello militare compiuto con le armi della repressione e della tortura, che ho subito quando ero giovane. Il secondo, un golpe parlamentare mascherato da una farsa giuridica, mi depone della carica alla quale sono stata eletta dal popolo".
Il Senato non toglie i diritti politici a Dilma - Dopo il voto sull'impeachment, si è proceduto a quello sull'interdizione dai pubblici uffici per otto anni della ormai ex presidente. In questo caso l'Aula ha detto no: i voti a favore sono stati 42, 36 i contrari e 3 gli astenuti. Il quorum per il via libera al provvedimento era dei due terzi dei senatori, 54 su 81. La Rousseff è quindi eleggibile.