Ecco le cifre in gioco con il voto britannico: dai sussidi ai contributi passando anche per l'immigrazione
Il denaro anche questa volta è la chiave della battaglia politica sulla Brexit. Gli elettori britannici sono stati tempestati da raffiche di statistiche dei campi "Remain" e "Leave", spesso allestite in mondo "selettivo" per confermare gli argomenti dell'uno o dell'altro. Ecco alcuni dei dati al cuore della battaglia.
Il contributo di Londra al bilancio Ue - La campagna "Leave" sostiene che la Gran Bretagna versa 350 milioni di sterline (455 milioni euro) la settimana. Ma la cifra lorda non comprende il famoso sconto ottenuto da Margaret Thatcher nel 1984. Al netto di questo, la cifra è di 280 milioni di sterline la settimana, in base ai dati 2014, secondo uno studio di Iain Begg, ricercatore dell'Istituto europeo della London School of Economics, intitolato "quanto paga la Gran Bretagna alla Ue?". Nel 2015, la Gran Bretagna ha contribuito con 17,8 miliardi di sterline al bilancio europeo, 12,9 miliardi dopo lo sconto, secondo un documento del parlamento.
I sussidi di Bruxelles - In cambio, Londra riceve sei miliardi di sussidi, in particolare ai settori agricolo e della ricerca scientifica. Il campo del "Remain" dice che questi spariranno se la Gran Bretagna esce della Ue, il campo del "Leave" dice che il denaro sarebbe meglio speso direttamente dal governo. il Regno unito è il decimo contributore netto, in proporzione all'ampiezza dell'economia, del 28 Stati membri, secondo i dati della Commissione.
L'immigrazione dalla Ue - L'immigrazione dalle Ue è una dei terreni di scontro più caldi. Il numero totale di migranti dalla Ue che vivono nel Regno unito è raddoppiato tra il 2004 e il 2015 a tre milioni di persone, secondo l'osservatorio per le migrazioni dell'università di Oxford. L'aumento è legato all'ingresso nella Ue di otto paesi del Centro e dell'Est Europa nel 2004, tra cui la Polonia, ma dopo la recente crisi finanziaria anche molti italiani e spagnoli si sono trasferiti.
Il segretario alla giustizia Michael Gove, pro-Brexit, dice che se la Gran Bretagna resta nella Ue, più di cinque milioni di migranti sbarcheranno Oltremanica nei prossimi 15 anni, ponendo una pressione "insostenibile" sul sistema sanitario ed educativo. La previsione è fondata sulla prospettiva di un ingresso nella Ue di Turchia, Albania, Serbia e Montenegro entro il 2020. Il premier David Cameron, che si oppone alla Brexit, dice che ci vorranno decenni prima che la Turchia entri nella Ue. Intanto anche i britannici vanno in Europa. Secondo i dati Onu, 1.3 milioni di britannici nel 2013 vivevano nel resto della Ue, 300.000 in Spagna, 250.000 in Irlanda e 200.000 in Francia.
Il commercio - La Ue nel suo complesso è il principale partner commerciale della Gran Bretagna. Nel 2015, il 445 dell'export britannico è andato agli altri Paesi Ue, dai quali Londra ha comprato il 53% del suo import totale, secondo i dati del governo. I sostenitori del "Remain" dicono che questo sottolinea l'importanza di restare nel mercato unico, mentre i sostenitori del "Leave" sostengono che l'export europeo verso Londra significa che Bruxelles è interessata a negoziare condizioni favorevoli alal Brexit.
L'occupazione - Il governo britannico dice che tre milioni di posti di lavoro sono legati direttamente o indirettamente al commercio con altri Paesi Ue. Il governo dice che il dato è basato sull'assunzione che "la quota di impieghi gb legata agli scambi con la Ue sia uguale alla quota di Pil britannico generato dalla produzione di beni e servizi esportati nella Ue".