E' sempre più difficile che il parlamento dia l'ok all'accordo trovato dal primo ministro con la Ue
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L'accordo sulla Brexit trovato da Theresa May con la Ue è appeso a un filo. A complicare tutto è arrivata la pubblicazione della versione integrale del parere legale raccolto dall'attorney general Geoffrey Cox sui potenziali contraccolpi giuridici dell'intesa. In particolare risulta che la Gran Bretagna potrebbe rimanere agganciata ai 27 "indefinitamente" e che l'Irlanda del Nord sarebbe tenuta a restare nell'unione doganale e nel mercato unico.
La data fissata per il voto sull'accordo è l'11 dicembre, ma ogni ora che passa sembra sempre più difficile che il parlamento possa dare il suo via libera. La pubblicazione della versione integrale del parere legale raccolto dall'attorney general Geoffrey Cox per conto del governo Tory è l'ennesimo ostacolo messo sul cammino di Theresa May. Fra le righe del rapporto si ammette nero su bianco che la Gran Bretagna potrebbe rimanere in sostanza agganciata ai 27 "indefinitamente"; che i negoziati sulle relazioni future definitive potrebbero prolungarsi per chissà quanto; e che nel frattempo, chiusa dal 2021 la fase di transizione, l'Irlanda del Nord sarebbe tenuta - "diritto internazionale" alla mano - a restare nell'unione doganale e nel mercato unico in base al meccanismo del backstop (preteso dall'Ue a garanzia del confine aperto con Dublino) anche nel momento in cui il resto del Regno Unito ne uscisse.
Il documento, in realtà, non rivela granché di nuovo o che non fosse stato già riconosciuto. Ma la fa per iscritto, in nome della legge, mettendo delle carte da giocare nelle mani dei ribelli dell'ala più brexiteer della coalizione: i falchi alla Boris Johnson dentro i ranghi conservatori e gli alleati junior della destra unionista nordirlandese del Dup. Per May il rapporto è un doppio sgambetto, dal momento che in un primo momento aveva cercato di cavarsela con una sintesi del parere, salvo venire obbligata a far rilasciare il testo per intero da una mozione presentata dal ministro ombra laburista Keir Starmer - sotto l'accusa senza precedenti di "oltraggio al Parlamento" - e approvata poi col voto umiliante d'un pezzo di maggioranza proprio nel giorno d'avvio del dibattito sulla ratifica dell'accordo sulla Brexit.
Il primo ministro si è difeso dicendo di non aver mai negato che l'accordo fosse vincolante, né che - per volere di Bruxelles - Londra non fosse riuscita a spuntare il diritto di ripudiare "unilateralmente il backstop". Mentre ha rimarcato come il meccanismo in questione resti in fondo solo una garanzia teorica, non privo di "alternative", e come "non sia attraente" per la medesima Ue intrappolarvi la Gran Bretagna. Rassicurazioni che non sono bastate alle opposizioni, interne ed esterne alla sua maggioranza.